Ieri volevo postare questo thread, ma non ho fatto in tempo.
Il testo che segue è un'intervista di Jovanotti al Corriere.it .
Jovanotti: gli sponsor fanno male alla musica «Festeggio i 40 anni con un libro fotografico Che tristezza quando Sting canta per i gelati»
[...] E' il diciottenne Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti, professione dj, due anni prima della sua esplosione. Adesso festeggia i suoi 40 anni con «Quarantology» una megalibro fotografico curato da Franco Zanetti e pubblicato da Rizzoli in cui racconta, soprattutto per immagini, la sua varia vita, dai viaggi a Cuba alle solitudini della Patagonia, dalle session in studio alle vacanze al mare, dai concerti alle meditazioni, dalla famiglia ai backstage.
«Sono convinto — spiega Jovanotti — che l'editore pensava a qualcosa di meno ingombrante. Ma quando ho visto le prime prove mi sono ingolosito e ho deciso di salvare il racconto fotografico dei primi 40 anni che altrimenti sarebbe andato perduto in qualche trasloco.
Così ho detto: lo faccio io, ne stampo mille copie a mie spese che regalo agli amici. E così quelli della Rizzoli mi hanno seguito. Poi volevo dimostrare che un artista non è solo musica e canzoni».
Un libro che suggerisce una personalità narcisista... «Io ho sempre adorato l'immagine, mia e degli altri. Tant'è vero che le foto in cui non appaio sono mie, scattate quasi sempre in bianco e nero con una Leika. Ho fatto un libro fotografico perché sono in assoluto l'artista che si è fatto fotografare di più. Lo volevo bello ricco ed elegante come quelli della moda. Perché Dior, Armani sì e io no? E forse c'è anche la presunzione di pensare che raccontare la storia di questo ragazzo che si chiama Jovanotti, sia anche la maniera di raccontare un pezzo di storia d'Italia». In effetti Jovanotti è stato un protagonista non solo musicale. Molte le battaglie civili e politiche, da «Cancella il debito» con Bono alla tournée televisiva contro la guerra in Iraq col brano «Salvami» per il quale venne criticato in relazione all'attacco indiretto a Oriana Fallaci. E tutt'ora, nelle immagini del libro come nel suo modo di essere rivendica una sorta di purezza a 360 gradi: «Assisto da modesto artista pop al duello fra Luciano Ligabue e Vasco Rossi per il trono del rock. Vasco è intelligentissimo. Pur senza pentirsi, ha annunciato che non darà mai più le sue canzoni dalla pubblicità. Che tempismo! Però fa bene: una canzone prestata alla pubblicità le toglie qualcosa. Ma io, senza clamori, non l'ho mai data una mia canzone alla pubblicità. Piuttosto ne scriverei una apposta ».
Jovanotti non nasconde che per i concerti, in Italia è stata una stagione non facile. «Troppi quelli gratuiti. Io non ne ho fatto neanche uno. Che il pop serva solo a vendere gelati mi spiace. Lo sponsor toglie valore a quello che fa un artista». Un esempio? «Che tristezza vedere Sting sotto il marchio di un cono gelato. La musica gratis uccide la musica e gli artisti».
Che lo sponsor fosse il diavolo Jovanotti dice di saperlo da tempo. Ma un colloquio con Bono lo ha illuminato: «Me lo ha detto lui: "I miei tour (si riferiva al Pop Mart Tour) perdono perché non accetto lo sponsor Pepsi. Ma è giusto così. E' un prezzo che l'artista deve pagare se vuol mantenere la sua integrità" ».Non si salva nemmeno il Festivalbar. «Io ho partecipato creando un spettacolo live a dimensione della piazza. Ma quando chi conduce fa le presentazioni — che sono fini a se stesse e non servono a far sembrare un figo l'artista — viene il rimpianto per Pippo Baudo. Poi bisogna tener conto del fatto che giovani masticano musica da molti canali, da internet alle tv tematiche: se non c'è un tormentone estivo che illumina il tutto, la cosa non funziona».
Anche sulla beneficenza musicale Jovanotti si toglie un sassolino dalla scarpa: «Perché i calciatori devono cantare e i cantanti giocare a pallone?».
Che ne pensate?
Per quanto condivida alcune cose, tipo la mercificazione del prestare le canzoni alle pubblicità, per il resto lo trovo un po' contradditorio.
L'intervista è stata data al fido Luzzatto Fegiz, di cui ho una stima veramente bassa.