Cos'è il "panino"? E' un'invenzione di Clemente Mimun, un'idea che lo illuminò negli anni in cui dirigeva il Tg2 (è passato tanto tempo: c'era il primo governo Berlusconi). Una formula che non consiste nello sminuzzare, cuocere e servire le opinioni di quindici partiti in un minuto - questo era il "pastone", che risale alla preistoria dei nostri telegiornali - ma nel confezionare una specialissima nota politica nella quale il ruolo del pane e quello del companatico sono assegnati in partenza: la prima fetta di pane spetta al governo, in mezzo c'è la fettina di mortadella dell'opposizione (che in genere "protesta", "attacca", "contesta" o si produce in altre attività negative) e poi arriva, puntualmente, la seconda fetta di pane, quella della maggioranza.
La bravura di Mimun - se così si può dire - è stata quella di adattare questa ricetta, creata inizialmente per il primo governo del Polo, anche alla stagione del centro-sinistra. Rovesciando la parti, si capisce: durante il governo D'Alema, per esempio, nel suo Tg2 la prima e l'ultima parola spettava sempre all'opposizione berlusconiana.
Ma il trionfo del "panino", la sua definitiva consacrazione a sistema ufficiale per lo schiacciamento del centro-sinistra, è arrivato con il secondo governo Berlusconi, quando Mimun è passato dal Tg2 al Tg1. Approdato al primo telegiornale italiano, lui ha perfezionato la formula rendendo tassativo l'ordine delle opinioni. Mai, neanche per sbaglio, l'ultima parola doveva toccare all'opposizione.
E se nessun ministro aveva detto una parola? Si faceva chiudere, comunque, a un capogruppo della maggioranza. E se poi, disgraziatamente, l'attesa dichiarazione governativa era arrivata dopo il montaggio del servizio, allora toccava al conduttore incollarla subito dopo la nota politica (memorabili le facce della Busi o di Sassoli, più di una volta costretti a leggere in diretta, senza preavviso, le urgentissime parole di Bondi, di Cicchitto o di Schifani).