ROMA - "Equivoche posizioni di astensione
dell'Italia dei valori", "appoggio solo formale al governo Prodi" da parte del ministro Antonio Di Pietro, che con le sue prese di posizione pone l'esecutivo e la maggioranza "in condizioni di grave incertezza" e li tiene sotto costante "ricatto". Questi alcuni dei punti della bozza di mozione di sfiducia al ministro delle Infrastrutture e leader dell'Idv Antonio Di Pietro: i senatori dell'Udeur hanno messo a punto il testo dopo l'atteggiamento dei senatori di Idv che non hanno partecipato al voto in Aula, favorendo la bocciatura dell'articolo 5 del ddl Mastella che sospende in parte la riforma dell'ordinamento giudiziario. La mozione si conclude con la richiesta al ministro "di rassegnare le dimissioni". Il ministro delle Infrastrutture replica: "Vi sfido: sfiduciatemi".
La maggioranza va sotto. L'articolo 5, che prevedeva l'entrata in vigore del testo il giorno dopo la sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, è stato bocciato con 154 "no" e 153 "sì". Assenti i senatori Idv Aniello Formisano, Giuseppe Caforio e Fabio Giambrone, i senatori a vita, e Sergio De Gregorio, ex Idv, ora Movimento italiani nel mondo (a Palazzo Madama l'astensione vale voto contrario). L'attuazione del provvedimento slitta di 15 giorni e la Camera potrebbe non approvarlo prima del 28 ottobre, giorno in cui i magistrati devono scegliere tra le funzioni di inquirente o giudicante.
Mastella: "Maggioranza a rischio". "O Prodi ricorda a Di Pietro che anche lui fa parte della maggioranza e lo convince a votare la riforma dell'ordinamento giudiziario così come concordato con gli alleati- si legge in una nota dell'ufficio politico dell'Udeur - oppure sarà l'Udeur a prendere atto che la maggioranza non esiste più e ne trarremo le debite conseguenze".
"Di Pietro ha rotto". Mastella cita Cicerone e si lascia andare: "Usque tandem Catilina abutere patientia nostra... La pazienza è finita, mi sono rotto i coglioni di Di Pietro". Spiega: "Non è possibile accettare umanamente e moralmente il comportamento dei senatori dell'Idv". Il danno è "politicamente enorme". E promette: "A questo punto non posso far passare i provvedimento suoi. Qui al Senato blocchiamo tutte le attività del ministero delle Infrastrutture". In quanto alla necessità di un chiarimento, "Di Pietro deve chiarire con il presidente del Consiglio, non con me", conclude Mastella.
Mozione di sfiducia. Ad annunciare la mozione di sfiducia nei confronti di Di Pietro è il presidente dell'Udeur al Senato, Tommaso Barbato: "Il problema è politico, si deve dimettere. Non è possibile che un ministro di questo governo attraverso i suoi parlamentari si comporti in modo diverso dalle direttive e dal programma della maggioranza. L'ha fatto con l'indulto, abbiamo subìto forti polemiche, lo ha rifatto adesso".
Di Pietro: "Vi sfido, fatelo". Il ministro interrompe il vertice del suo partito a Bologna e lancia la sfida a parte della maggioranza. "Avevamo l'occasione di sospendere la riforma Castelli, avevamo i numeri per farlo. Invece si è scelta la strada degli accordi trasversali". Quanto all'astensione dei 4 senatori dell'Idv, si assume "tutta la responsabilità" ma si dice "umiliato": "Considerano i nostri parlamentari delle marionette che io manovro a piacimento". Conta "su un ripensamento operoso della maggioranza che permetta di discutere in Aula il nostro emendamento, poi con la responsabilità che ci contraddistingue rispetteremo il voto".
La Cdl: "Debolezza politica". Il voto, per il capogruppo della Lega Roberto Castelli, "dimostra la fragilità della maggioranza, hanno sbagliato a fare il braccio di ferro". Il presidente dei senatori di An, Altero Matteoli: "E' la prova della debolezza politica di una maggioranza sull'orlo del precipizio". "La Finanziaria - osserva Renato Schifani, capogruppo di Fi a Palazzo Madama - comincia a mietere le proprie vittime".
Finocchiaro: "Entra in vigore il peggio". "L'unica conseguenza certa del voto di oggi - osserva il capogruppo dell'Ulivo a Palazzo Madama, la ds Anna Finocchiaro - è che la parte più contestata della riforma Castelli entrerà pienamente in vigore e produrrà effetti irreversibili. Davvero un bel risultato...".
Idv: "Tecnica per dimostrare disappunto". Il capogruppo dei senatori dell'Idv, Nello Formisano, spiega la mancata partecipazione al voto. "Con un artificio regolamentare ci è stato impedito di votare su tre emendamenti a mia firma, presentati e predisposti sull'articolo 4 del provvedimento. E' stato un modo per dimostrare il nostro disappunto. Si è creata una situazione di difficoltà nella maggioranza, quindi nella votazione successiva, sapendo bene che non avrebbe inficiato tutto il provvedimento, abbiamo deciso di non votare".