Una domanda filosofica sulla programmazione...
L'evoluzione dei linguaggi di programmazione è arrivata al culmine, o c'è ancora spazio per qualche rivoluzione in merito?
Tento di spiegarmi meglio. A partire dall'Assembly, i linguaggi di programmazione hanno attraversato un'evoluzione impressionante e relativamente rapida.
[list=1][*]Sono nate strutture dati sempre più avanzate, inizialmente da implementare a mano, poi sempre più standardizzate (stack, queue, double-ended queue, alberi, grafi... e collezioni come array, liste, insiemi, dizionari...)[*]Sono nati tipi di dato sempre più sofisticati, e costrutti che permettono di crearne di nuovi a piacimento.[*]Sono nati cicli sempre più allucinanti... una volta si usavano LOOP, MOVS e simili, oggi addirittura esiste il foreach che permette di iterare su qualsiasi tipo collezione, quasi come si fa nella matematica ("per ogni x appartenente a...")[*]Sono nate librerie sempre più complesse e potenti, che ormai permettono di fare tutto e il contrario di tutto (matematiche, statistiche, di simulazione di sistemi fisici, di manipolazione di testi...)[*]La grafica è diventata sempre più sofisticata: partendo dagli interrupt di manipolazione di singoli pixel si è arrivati alle potentissime librerie 3D)[*]Addirittura i paradigmi stessi di programmazione si sono evoluti: dagli opcode di salto condizionato si è arrivati alla programmazione strutturata, per poi culminare nell'object-oriented.[/list=1]
E ora la domanda, con relativo sondaggio: siamo arrivati al culmine, o è rimasto ancora qualcosa da inventare?