E adesso chi paga ?
ROMA. Un «buco» pazzesco, impensabile, occulto. Il Governatore del Lazio, Piero Marrazzo, ha dovuto sedersi sulla sedia, due sere fa, quando gli hanno portato finalmente i conti della sanità laziale: risultavano 10 miliardi di euro di debiti. Pari a duemila euro per ogni abitante della regione. «Per capire le vere cifre di Storace - spiegano dal suo entourage - c’è voluto un lungo doloroso cammino. Con l’estate eravamo arrivati a identificare un primo stock di debito di 3 miliardi e 964 milioni. E su questo s’era aperto un confronto con il governo. Ora è arrivata la sorpresina finale». Conti che però sono contestati alla radice dal centrodestra. «L’ultimo disavanzo attribuibile alla giunta Storace, quello del 2004, ammonta a 1,2 miliardi», afferma il senatore Andrea Augello, An, ex assessore alle Finanze di Storace.
Secondo i conti presentati da Marrazzo, invece, che ne ha subito informato Prodi e i ministri interessati, «il debito che abbiamo ereditato è, per la precisione, di 10,196 miliardi. A questo punto il caso Lazio è un’emergenza nazionale. Occorre stralciare la nostra posizione da quelle delle altre regioni altrimenti non riusciremo a uscirne». Il convitato di pietra, ovviamente, sempre evocato da Marrazzo ma mai citato, è Francesco Storace, il predecessore. Prova a dare una spiegazione su come siano schizzati i conti. Un solo esempio: «Nel 2000 nel territorio regionale si effettuavano 100 mila risonanze magnetiche. Nel 2005 questi esami erano diventati 500 mila». Ma c’è anche da dire che c’è una Asl, la RmC, coinvolta in uno scandalo di truffe e di bustarelle (c’è stata una richiesta di arresti per un deputato di Forza Italia, Giorgio Simeoni, e indagato risulta l’ex assessore alla Sanità, Marco Verzaschi, ora passato al centrosinistra e sottosegretario alla Difesa), che da sola colleziona 1,169 miliardi di euro di debiti».
Per arrivare alla cifra record di 10 miliardi, bisogna ripercorrere i passi dei verificatori di conti di Marrazzo. «Quando siamo arrivati i due disavanzi dichiarati erano di 443 milioni per il 2003 e di 426 per il 2004. Nessuna cifra faceva riferimento al 2005, il cui disavanzo non era neppure stato preventivato». Ma siccome la Finanziaria di Padoa-Schioppa impone alle Regioni d’inglobare i bilanci delle Asl, ecco che anche la giunta Marrazzo ha chiesto i conti ai direttori di Asl. Conti che tardavano a venire, anche perché dal 2003 in poi non sono mai stati redatti i bilanci. Risultato: nel 2003 il debito reale è stato di 636 milioni (ufficiale era 443); nel 2004 è di 2,084 miliardi (erano 426); nel 2005 è di 1,880 miliardi. Il dato che emerge è che non si pagano da troppo tempo i fornitori di beni e servizi. Molti fornitori, poi, si sono rivolti a società finanziarie per farsi scontare le fatture. A luglio termina una maxi-cartolarizzazione del debito sanitario. «Abbiamo pagato tutti quelli che si sono presentati: 2,8 miliardi».
Molte finanziarie, però, preferiscono non cartolarizzare e puntano piuttosto agli interessi legali. Sarebbero qui almeno due miliardi di nuovo debito. A questi ultimi, Marrazzo dice: «Non permetteremo a nessuno di aggredire la sanità regionale. Chi in passato non ha aderito alla proposta di transazione e cartolarizzazione dovrebbe spiegarci perché non l’ha fatto». Spiegazione di uno che se ne intende: «Finora non si conoscevano le fatturazioni. Il monte debito è tale che ogni giorno esce fuori un dato nuovo e c’è un problema serio: attraverso il debito si cerca di mettere sotto controllo la nostra politica sanitaria». Marrazzo stesso drammatizza non poco: «Stiamo toccando degli interessi sporchi». Fatto sta che il poco virtuoso comportamento delle Asl impedisce al Lazio anche d’incassare un assegno da 2 miliardi del Fondo sanitario nazionale. E c’è persino una coda non irrilevante che riguarda gli ospedali gestiti da religiosi, i cosiddetti «classificati», che dai bilanci ufficiali risultavano pagati e invece si scopre che si sono rivolti a una finanziaria la quale ora vanta debiti per altri 400 milioni. Un caos. La prima reazione che viene dal governo è di sorpresa e anche un po’ di disappunto. «E’ vero - dice a margine di un convegno, sommariamente informata, il ministro Linda Lanzillotta (Affari regionali) - che ci sono pesanti eredità del passato, ma ognuno deve saper gestire le proprie».
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