IL DEBUTTO DI LUVI
Mamma Dori l'ha incoraggiata
Papà De Andrè l'ha ispirata
Con 'Io non sono innocente' la bionda figlia d'arte fa il suo ingresso nel mondo della musica. E si scusa: ''Ho perso tanto tempo, quasi come se non volessi accettare un destino inevitabile''.
Milano, 19 ottobre 2006 - Il sangue non mente: ecco che spunta un'altra figlia d'arte a safidare il mito iavuto in eredità. E così Luvi De Andre', figlia di Fabrizio e Dori Ghezzi, ha presentato 'Io non sono innocente', il disco con cui, a 29 anni, fa il suo debutto discografico.
''Ho perso tanto tempo, quasi come se non volessi accettare un destino inevitabile'' dice la cantante esordiente. ''Purtroppo, prima di decidermi a cantare, ho perso un sacco di tempo cercando strade alternative che - racconta la bionda interprete, assai somigliante a mamma Dori, ma con un qualcosa del celebre padre nello sguardo penetrante - non mi hanno portata a nulla: mi sono distratta con la fotografia, ho fatto il liceo artistico senza finirlo, a un certo punto volevo anche fare la stilista, ma sono state tutte distrazioni rispetto a ciò che faccio ora''.
Anche se aveva già debuttato nella musica dieci anni fa, con papà, facendo i cori per il disco e il tour di 'Anime salve', e poi ha lavorato sia con il fratello da parte di padre, Cristiano, sia con Ivano Fossati, Luvi fino a pochi anni fa non aveva mai pensato di fare delle sette note una professione: ''il mio carattere mi ha sempre portata lontana dai riflettori, sono timida e riservata - afferma - ma nel tempo un senso di insofferenza e di insoddisfazione per ciò che facevo, insieme all'incontro con quelli che sono diventati i miei collaboratori, mi ha fatto cambiare idea''.
La scintilla è nata grazie a una richiesta di Claudio Fossati , musicista figlio di Ivano, che aveva domandato a Luvi di incidere dei suoi testi, per poi sottoporli ad altri interpreti: ''quando li ho cantati - ricorda - ho sentito rinascere la passione per questo lavoro e ho detto a Claudio di non mandarli a nessuno, perche' li volevo per me''. Di lì è iniziato un lavoro durato tre anni e mezzo, incoraggiato da mamma Dori e sfociato in un album dove Luvi (crasi di Luisa e Vittoria, i nomi delle nonne, ndr) canta pezzi che non sono i suoi, ma che pensa la descrivano a fondo.
''Non sento il bisogno di esprimermi con la scrittura, non credo che lo farò mai, e poi - spiega - il disco fa comunque un discorso generazionale che mi rispecchia a pieno, soprattutto il brano 'Io non sono innocente', che descrive bene il problema di noi trentenni, il rendersi conto di essersi creati un equilibrio di comodo soffocando la parte più istintiva, che porta a rischiare, ma fa anche crescere, realizzare cose. Anch'io - ammette - ho perso tanto tempo per paura, insicurezza e anche un po' di pigrizia''.
Ma poi, Luvi ha scelto di seguire quell' ''insegnamento di vita'' lasciatole da papà Fabrizio che, ''conoscendo bene le mie difficolta' nell'affrontare gli ostacoli, mi diceva sempre 'Luvi, la vita e' tutta un esame, fatti forza e affrontala, perche' e' inevitabile''.
Così come, con il cognome che porta, sono inevitabili i paragoni: ''non li temo, so che li faranno, ma io non li faccio, ognuno ha il diritto di crearsi una sua strada e io - sottolinea - non ho mai sentito il peso del mio nome, di cui vado fiera: suona bene e non mi ha mai influenzato nel mio lavoro''. Anche se non aveva intenzione di fare la cantante, infatti, Luvi spiega: ''ho sempre saputo che, se avessi fatto un album, sarebbe stato così, perchè cosi' - dice - è la musica che ascolto, pop rock inglese alla Radiohead, alla Coldplay che, insieme agli U2, sono i miei gruppi preferiti''.
Per ora, con un solo album all'attivo, non si parla di tour, ma l'interprete sta preparando sei pezzi per portarli a qualche festival o per aprire i concerti di altri artisti. ''Per il momento, pero', non prendo nemmeno in considerazione Sanremo, non sono pronta ad affrontare una prova cosi' pesante psicologicamente e poi ho poca gavetta rispetto a tanti altri emergenti. E' meglio che adotti la politica dei piccoli passi, per abituarmi - conclude - all'idea di questo lavoro''.
Che ne pensate? E' anche una discreta gnocca