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  1. #1

    «Pochi soldi, università a rischio chiusura»

    magari accadesse...

    Grido d'allarme dei rettori: fondi assorbiti del tutto dalle spese del personale, tra qualche anno gli atenei italiani chiuderanno

    ROMA - Università addio. Gran parte degli atenei italiani rischiano la chiusura tra pochi anni per mancanza di fondi. È il presidente della Conferenza dei Rettori (Crui) Guido Trombetti, nella relazione annuale sullo stato degli Atenei italiani, a lanciare l'allarme sulla scorta di «dati drammatici». «Il Fondo di Finanziamento Ordinario (Ffo) - sottolinea Trombetti - che dovrebbe assicurare all'Università la possibilità di svolgere nel quotidiano la funzione di istituzione pubblica (sottolineo pubblica) per l'alta formazione è quasi interamente assorbito dagli stipendi del personale. Fatto 100 il Ffo del 2001, il rapporto tra il 2001 ed il 2006 è salito a 112,4. Nello stesso periodo il livello degli emolumenti fissi del personale universitario (che ammonta a poco più di 100.000 unità compreso il personale tecnico-amministrativo) è passato da 100 a 124. Il dislivello - fa notare Trombetti - è a carico totale ed esclusivo degli Atenei. Come dire: un bacino che si impoverisce di anno in anno perchè il flusso dell'acqua che esce è maggiore di quello che lo rifornisce».
    SERVE UN MILIARDO DI EURO - Per colmare il gap, e tornare al punto di partenza del 2001, «manca un miliardo di euro». Altrimenti, ribadisce Trombetti, il rischio è «previsto e inevitabile a questo ritmo: il prosciugamento in pochissimi anni, il blocco degli atenei, dei servizi, la cancellazione del futuro per i nostri giovani». Bastano pochi dati, si legge nella relazione, per evidenziare «una situazione di evidente debolezza» del sistema universitario italiano: l'Italia spende per ogni studente universitario 7.241 euro, contro ad esempio i 9.135 della Francia e i 9.895 della Germania. «È ovvio dunque - sottolinea Trombetti - che lo studente tedesco può disporre di servizi migliori. Può utilizzare più laboratori. Più postazioni di computer. Usufruisce di più tutorato. Di più borse di studio. Di più alloggi e servizi connessi».
    RICERCA - L'Italia si colloca decisamente «in bassa classifica» anche per la ricerca, alla quale è destinato l'1,1% del Pil contro il 3% fissato dall'Agenda di Lisbona, risalente ormai a sei anni fa. Su questo, ammette Trombetti, «la scelta contenuta in Finanziaria di aumentare gli stanziamenti per la ricerca scientifica è certamente significativa. Resta aperto il problema di capire in che direzione andranno effettivamente tali risorse. E con quali criteri saranno ripartite». La situazione attuale, si legge nel rapporto, «scoraggia i giovani talenti. Troppo lento l'inserimento nel mondo della ricerca. Troppo basse - verrebbe da dire ridicole - le retribuzioni. I giovani non hanno incentivi a rimanere nel mondo della ricerca. E se i giovani si scoraggiano, il danno per il mondo scientifico è irreversibile. Bene ha fatto, pertanto, il Governo - sottolinea Trombetti - a produrre uno sforzo di investimento lanciando un piano di reclutamento straordinario di ricercatori. Un simile progetto, andrebbe certamente sostenuto con risorse più cospicue di quelle oggi iscritte in Finanziaria». Il futuro della ricerca non appare roseo, secondo Trombetti, anche alla luce di «misure di assoluta cecità come il tagliaspese conseguente al decreto Bersani», ma anche per «la penuria di investimenti in edilizia». In particolare il taglio degli stipendi dei ricercatori «non è un buon segnale», ma anzi «un provvedimento ingiustificato e punitivo». «Quasi a dire - sottolinea il presidente dei Rettori - che il sacrificio per una ricerca competitiva, lo sforzo per una didattica efficace, l'attenzione verso le esigenze formative di 1.800.000 studenti universitari non meritino i compensi attuali che, fra l'altro, sono tra i più bassi in Europa».
    09 novembre 2006
    http://www.corriere.it/Primo_Piano/C...9/atenei.shtml
    "tu ti lamenti ma che ti lamenti pigghia lu bastuni e tira fora li denti!!!"
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  2. #2
    Utente di HTML.it L'avatar di chris
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    Più che altro sarebbe il caso che capissero che in un paese piccolo "per dimensioni" come l'italia non è possibile avere un ateneo o una sede distaccata dell'ateneo per ogni città di una certa importanza.

  3. #3
    Utente di HTML.it L'avatar di lookha
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    Speriamo che aumentino i fondi per l'istruzione...
    la Finanziaria dice qualcosa al rispetto?

  4. #4
    Nel mio dipartimento il rapporto personale amministrativo / personale didattico (prof, dottorandi, etc.) é 1 a 4. Significa che fra un pò ci sono più segretari e simili che professori.
    Qui a Toronto, il rapporto credo sia 1 a 50 o forse più

    spero che qualche università chiuda veramente, almeno un pò di gente va a lavorare invece di giocare al solitario di windows.
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  5. #5
    Utente di HTML.it L'avatar di lookha
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    spero che qualche università chiuda veramente, almeno un pò di gente va a lavorare invece di giocare al solitario di windows.
    [homer mode] come risolvere il problema dell'Università in Italia? eliminandola [/homer mode]

  6. #6
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    Tra poco vedremo al posto delle nostre università italiane delle filiali estere...

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  7. #7
    Utente di HTML.it
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    Re: «Pochi soldi, università a rischio chiusura»

    Originariamente inviato da SpinoWebs
    magari accadesse...

  8. #8
    Originariamente inviato da SpinoWebs
    spero che qualche università chiuda veramente, almeno un pò di gente va a lavorare invece di giocare al solitario di windows.

  9. #9
    Credo che sia l'ultimo assalto alla diligenza (finanziaria) prima di far riposare i cavalli.
    The more the state 'plans' the more difficult planning becomes for the individual.
    Sto nella Pampa

  10. #10
    Utente di HTML.it L'avatar di XWolverineX
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    Mi dicono alcuni amici piu' vecchi di me che prima per lavorare bastava avere voglia: il mestiere lo imparavi sul posto
    Ora invece se non sai già cosa fare, non vai da nessuna parte.
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