Originariamente inviato da nillio
Cara signora, le scrivo per tentare di esternarle tutto il mio immenso disprezzo, anche se so che non ci riuscirò: non esistono parole in grado di esprimere la portata dei miei sentimenti nei suoi confronti.
Lei chiaramente gode di ottima salute, e non la tange minimamente il dolore altrui, è certa che tanto a lei non succederà mai, non è previsto. Lei è un giudice, non un essere umano, una delle pedine della cui sorte LEI decide, indifferente, distaccata.
Lei ha chiuso la pratica, è uscita dall'ufficio, e se ne è andata a casina; ha cenato, ha chiaccherato con i vicini, forse ha sentito amici per uscire, magari si è anche fatta una scopatina. E poi si è addormentata, serena, dimentica e indifferente, certa, con strabiliante e cieca arroganza, di essere nel giusto, di avere diritto a decidere.
Io avrei scommesso serenamente 100 contro 1 che nessuno avrebbe avuto il coraggio di impedire alla pietà umana di vincere: sbagliavo.
A 46 anni commetto sempre e ancora il fatale errore di sopravvalutare l'umanità, ovvero di sottovalutare la cattiveria, la stupidità e i burocrati.
Per quanto abbia una pessima opinione del genere umano, continuo a sopravvalutarlo.
Le auguro con tutto il mio cuore di fare la stessa fine della persona che lei ha condannato, da perfetta Ponzio Pilato; le auguro di desiderare riposarsi e che qualcuno la costringa a soffrire ancora in nome di un vuoto legislativo, ovvero del gioco allo scaricabarile.
Distinti saluti.