ERBA (Como) — C'è un indagato per la strage di Erba: è un vicino di casa di Raffaella Castagna, la donna uccisa la sera dell'11 dicembre assieme al suo bambino Youssef, a sua madre Paola Galli e a Valeria Cherubini, la signora che abitava nella mansarda sopra l'appartamento del massacro. L'inquisito è l'uomo indicato nella testimonianza di Mario Frigerio, marito di Valeria Cherubini e unico sopravvissuto alla carneficina.
Sulle prime il supertestimone parlò di un uomo «grosso», «italiano». Poi il racconto più dettagliato, il nome e, finalmente, la svolta nelle indagini. La decisione di iscrivere quel nome nel registro degli indagati è stata presa ieri, dopo un lungo vertice in procura fra i cinque magistrati che si occupano dell'inchiesta, i carabinieri di Como e di Erba e il comandante del Ris di Parma, Luciano Garofano. Per sciogliere tutti i nodi di questo giallo servono accertamenti tecnici che saranno eseguiti nelle prossime ore: esami su tracce di sangue così piccole da poter essere utilizzate una volta soltanto. Ed è proprio questo che ha fatto scattare l'iscrizione nel registro degli indagati. Perché, non potendone fare altri, l'esame che si farà sarà irripetibile e in quel caso l'indagato ha il diritto di saperlo e di seguirlo attraverso il suo avvocato e il suo consulente tecnico. Mario Frigerio, il solo scampato alla carneficina di quella sera, conosce l'indagato, lo ha incrociato molte volte. Il supertestimone ha fatto il suo nome, è vero, ma probabilmente resta un margine di dubbio che può essere sciolto soltanto, appunto, dagli esami urgenti ordinati ieri al Ris.
I tempi per la risoluzione del caso, quindi, sembrano ormai strettissimi. Gli inquirenti continuano a tenere aperte anche altre possibili piste ma ne privilegiano una soltanto: un'ipotesi investigativa che porta a un moventematurato nel tempo, a rancori esasperati fra l'inquisito e Raffaella Castagna. I vicini di casa descrivono Raffaella come «una che litigava molto spesso con il marito», un tunisino di nome Azouz Marzouk. Ma nel cortile della strage non si sentivano soltanto le urla fra Azouz e Raffaella. È capitato più di una volta, per esempio, che le liti fossero anche fra «Raffa» e i vicini del piano di sotto, Olindo Romano e sua moglie Rosa che ora si sentono «assediati» e «sott'accusa» («Pensano a un vicino? Vengano a controllarci non abbiamo niente da nascondere»). La più grave delle sfuriate fu il 31 dicembre del 2005. Questioni banali fecero alzare i toni in un momento fra Raffaella e la signora Rosa. A un certo punto la mamma di Youssef scese ad affrontare la vicina e, in un attimo, la situazione degenerò: si intromise il marito di Rosa, Olindo, e le parole diventarono minacce.
È legata a quell'episodio la citazione davanti al giudice di pace che Olindo Romano avrebbe dovuto affrontare il 13 dicembre, due giorni dopo la strage. Il pubblico ministero Giulia Pantano scrive nella stessa citazione che quell'uomo minacciò Raffaella: «Avanzo di galera, vergognati, fai casino tutte le notti» disse. E ancora: «Provaci a denunciarmi, qualsiasi cosa farai sappi che mi vendicherò». Il marito di Raffaella, Azouz, dice che gli scontri non erano certo finiti con quell'episodio: «Mia moglie aveva litigato anche pochi giorni prima della strage. Era stata picchiata e spinta per terra». Adesso la soluzione del caso è legata alla comparazione del dna e in altri riscontri scientifici: oltre alle tracce ematiche sono state rilevate anche impronte digitali e un cuscino con l'orma di una scarpa che non corrisponde a nessuna delle calzature della casa.
http://www.corriere.it/Primo_Piano/C...rageerba.shtml