Premetto che di famiglia siamo ingenui e che i miei genitori sono convinti che le mele marcie siano meno di quelle sane e questo sicuramente ci rende facili prede per i truffatori.
Un anno fa mi si avvicina una super mercedes in parcheggio al lavoro. Abbassa il finestrino e trafelato mi chiede dov'è un famoso magazzino di abbigliamento.
Rispondo che si trova a circa 40 km da dove eravamo e che a quell'ora con quel traffico non sarebbe mai arrivato in tempo.
Il ragazzo spegne il motore, simula spossatezza e stizzito mi spiega che nella sua auto-portaerei ha un campionario d'abbigliamento e che è stufo di portarlo a spasso da settimane.
"Sai cosa ti dico? Lo butto nel cassonetto e me ne torno a casa".
A quel punto rispondo, ovviamente, "se proprio devi buttarlo, c'è il mio bagagliaio lì comodo".
Scende dalla macchina e sottovoce mi dice: "potrei dire che me l'hanno rubato e poi ci mettiamo d'accordo".
Capisco tutto e me ne vado.
Oggi mio papà torna a casa e racconta una storia identica. Stessi indizi: macchinone da mafioso, atteggiamento da consulente globale e un baule pieno di campionario d'abbigliamento.
La differenza è che poichè mio papà ha un'aria distinta il truffatore ha usato nomi di griffes tipo Gucci o Armani mentre a me quella volta era stato proposto un campionario di una catena di magazzini di basso livello. Forse devo rimodernare il mio look!
La cosa triste non è la truffa di per sè ma ai danni di chi viene fatta.
Un mio amico "camionaro" mi ha spiegato che i capi vengono confezionati da laboratori sparsi nelle zone depresse d'Italia dove lavorano anche bambini in condizioni pari a quelle dei Cinesi.
Gente disperata che pur di lavorare è disposta a tutto ed sono loro che la truffa la subiscono veramente.