...provo a parlarvi ancora di arte.
E in particolare degli Egizi...
L’arte Egizia ha come primo e notissimo punto di riferimento le “Piramidi”.
Queste imponenti costruzioni ci raccontano certamente di un popolo splendidamente organizzato ma anche una civiltà così evoluta non avrebbe mai “sprecato” risorse così importanti per realizzare solo dei “monumenti”.
E allora perché furono costruite?
Le Piramidi avevano anch’esse uno scopo pratico : consentire all’anima del re (di origine divina) di ritornare in cielo preservando nel contempo il suo corpo (con il trattamento di imbalsamazione) e la sua immagine (che veniva scolpita nel più duro granito).
Lo scultore non era quindi per gli Egizi un artista , ma “colui che mantiene in vita”.
Questa impostazione è fondamentale per capire l’arte egizia.
Gli scultori non avevano quindi bisogno di “rendere bello” il volto ritratto ma si limitavano a delinearne i caratteri fondamentali.
La semplicità e la mancanza di particolari secondari spingono infatti a concentrarsi in pieno sulla vera essenza della persona ritratta che dovrà trapassare nell’aldilà.
In un primo tempo la procedura prevedeva addirittura che una grande quantità di servitori del re venissero immolati con lui in modo da fornirgli adeguata scorta nel nuovo mondo.
Più tardi , l’Arte si prese poi cura di “tener compagnia” all’anima morta . Ecco il “perché” delle decorazioni (bassorilievi o pitture murali) presenti nelle tombe e non più riservate solo ai sovrani , ma anche alle altre grandi personalità.
Ed ecco anche spiegato perché queste immagini ci appaiono un po’ “strane”: gli artisti egizi dovevano rappresentare la natura in modo estremamente chiaro e durevole , senza badare alla bellezza ma alla precisione.
Per fare ciò non si preoccupavano certo di dare all’immagine un’unica prospettiva , ma si interessavano solamente a rendere ogni singolo componente nel modo più efficace e comprensibile.
Così nell’opera “Il giardino di Nebamun” (pittura murale di una tomba di Tebe) possiamo capire come si dovesse rappresentare uno stagno.
La forma rettangolare è percepibile solo dall’alto e così è stata rappresentata.
Tuttavia gli uccelli e i pesci nello stagno , visti dall’alto , non sarebbero stati facilmente individuati e così sono stati riprodotti di profilo.
Per lo stesso motivo gli alberi all’intorno sono visti di lato.
E’ un procedimento di una semplicità estrema che ricorda quello adottato dai bambini nei loro primi disegni . Ma gli Egizi lo applicarono con molta maggior coerenza : ogni singolo aspetto del soggetto doveva essere rappresentato dal suo miglior punto di vista.
Queste regole venivano seguite anche nella riproduzione della figura umana.
La testa veniva rappresentata di profilo perché così si vedeva meglio , ma l’occhio veniva visto “di fronte” come la parte superiore del corpo (spalle e petto) in modo che non sfuggisse come fossero “attaccate” le braccia. Queste tuttavia , sono riprodotte “di lato” perché così si intuiva molto meglio il loro movimento. Stesso discorso per le gambe con la sconcertante predilezione per ritrarre entrambi i piedi sempre dall’interno (le figure sembrano così sempre avere 2 piedi destri o 2 piedi sinistri).
Tutte queste “convenzioni” erano rigidamente applicate e gli artisti le imparavano coscienziosamente . Questo spiega perché nei 3.000 anni della storia dell’arte egizia ci siano stati così pochi cambiamenti e quell’arte abbia sempre mantenuto uno “stile” ben definito.
La dote dell’originalità non era richiesta agli artisti egizi.
Solamente al tempo di Amenofi IV (XVIII dinastia – nuovo regno) ci fu una svolta dovuta probabilmente ad una eresia religiosa del sovrano e della moglie Nefertiti che adoravano il solo dio Aton raffigurato come un sole con i raggi terminanti con delle mani.
La svolta fu seguita in parte anche dal suo successore Tutankhamon come si può vedere da questo particolare del trono ligneo rinvenuto nella sua tomba in cui le pose dei due sovrani sono molto più disinvolte e informali del solito.
Già verso la fine del suo regno la “restaurazione” artistica si compì in pieno e nel successivo millennio quella ventata di novità e “movimento” nel rappresentare la realtà fu completamente dimenticata.