ieri pomeriggio sono scappata dall'ufficio e mi sono ritrovata in un mondo popolato da nuvole di ovatta e di animali di feltro, macchine del tempo che vanno avanti o indietro di un secondo e studi televisivi costruiti con portauova e telecamere di cartone in diretta dall'angolo dei ricordi
Micheal Gondry per questo suo secondo lungometraggio dopo il sorprendente esordio di Se mi lasci ti cancello mette in scena la vita di Stephane, artista incompreso con un lavoro monotono, colleghi alienati e incattiviti e un amore maldestro non corrisposto per la vicina di casa, dalla quale evadere è d'obbligo. e così la vita diventa sogno e il sogno prende il sopravvento (tutto ciò è molto marzulliano me ne rendo conto) sul pasticcione Stephane che continua a confondere il reale con l'irreale in un percorso sempre più irto di ostacoli.
Una storia d'amore tenera e coinvolgente, un ritorno all'infanzia, il sapersi ancora concedere il piccolo lusso della meraviglia di fronte alla banalità del quotidiano, tanti gli spunti di riflessione che offre questo piccolo gioello artigianale di nonsense e surrealtà.
da vedere solo se non siete ancora del tutto inariditi dalla vita
collegata al film una mostra a Milano che raccoglie le meravigliose scenografie del film