Ho ritrovato, in una vecchia cassapanca nella cantina di mia madre, la barra di legno con una piccola ruota su cuscinetti a sfera , che serviva a guidare una specie di asse (che da noi si chiamava "carelòt") sulla quale ci si faceva trascinare da un amico in bicicletta sull'asfalto reso rovente dal sole d'estate.
Mi sono seduto ed ho continuato a rigirare tra le mani quell'oggetto , quella parte di un gioco che ormai non ho più, ma che mi ha riportato alla mente i lunghi pomeriggi con gli amici trascorsi per strada a giocare.
Ogni gruppo aveva un tratto di strada di propria competenza, guai a sconfinare !
Alle 14.30 in punto non c'era mamma che tenesse : tutti per strada e via.
Chi passava in auto o in moto per quella strada sapeva bene che doveva andare piano perche' dietro l'angolo c'era sempre un gruppo di ragazzini che giocavano a calcio o a pallavolo : sì, a pallavolo, perchè noi si tirava una bella corda da una parte all'altra della strada, fissata da una parte ad un cancello e dall'altra ad un cartello stradale. Di macchine ne passavano talmente poche che , chi arrivava, sapeva di dover pazientare per il tempo che noi si slegasse la corda da un lato e lo si facesse passare. Il tutto con calma, ovviamente.
La strada era campo da calcio, da pallavolo, pista d'atletica o di gare in bicicletta o di carelòt, di sfide a bussolotti e di interminabili gare di biglie o di figu.
Bella la strada, dove i giochi si inventavano, si costruivano : niente campi da calcio o strutture già pronte, niente palestre o piste di terra battuta. La strada era tutto questo e anche di più.