Siamo in tre ad attendere l'apertura della banca, io sono arrivato per ultimo. Dovrebbero aprire a minuti il portone principale per ricevere il pubblico.
Clac. I due compagni di attesa mi precedono ed entrano nella porticina monoposto metal detector mentre io ripongo la mia borsa in uno sportellino con chiave. Tengo nelle tasche il portafogli e il cellulare. Li seguo all'interno.
Vedo che uno dei compagni iniziali sta facendo la sua operazione all'unico sportello aperto, l'altro deve essere andato negli uffici sul retro perché non riesco ad individuarlo. Durante l'attesa dietro la linea gialla, guardo verso il cassiere. Pensavo che una faccia come quella, in una banca, l'avrei vista solo con una pistola in mano, con lo scopo di farsi consegnare i soldi dagli addetti.
I capelli rasati molto corti mettono in evidenza diverse cicatrici, la pelle del viso è scura e butterata, lo sguardo è cattivo, anche se non guarda mai negli occhi il suo interlocutore. Nel lobo sinistro un anellino d'oro giallo. Indossa un maglione con la cerniera al centro aperta che lascia intravedere la squallida maglietta intima bianca. Sta contando i soldi che il cliente gli ha dato da versare sul suo conto, terminato ciò scrive qualcosa su di un foglio che fa controfirmare e saluta con un cenno della testa, non una parola, non un sorriso di cortesia.
È il mio turno. Sono stupidamente nervoso. Devo chiudere il mio conto corrente, dico.
“Devi annà da quelli der gestionale” le parole sbiascicate, il tono di voce grave e sguaiato di un abitudinario della curva Sud. Indica tre porte alle mie spalle. Sono tutte aperte.
Vado verso la prima a sinistra, c'è un impiegato che sta parlando con una signora, sono seduti ad un'ampia scrivania: “Salve, avrei necessità di chiudere il mio conto corrente”
“Si rivolga al collega qui di fianco”. Nell'ufficio al centro, l'addetto sta discutendo con un altro cliente e non trovo modo di intervenire, ma dal momento che nel terzo ufficio c'è un dipendente non impegnato con nessuno mi rivolgo a lui facendogli la stessa domanda. Anch'egli conferma di rivolgermi all'ufficio al centro. Attendo. Mi posiziono in modo da essere visibile. Dopo venti minuti: “Senta, lei che deve fare?”
“Devo chiudere il mio conto corrente”
“Ah, guardi, non se ne parla”
Lo guardo sconcertato: “Non capisco, non ho diritto di chiudere il conto?”
“Non ha il diritto di essere servito da me, ho da fare ancora per molto con questo signore e dopo ho un altro appuntamento”
Non sta più guardandomi negli occhi.
“Quindi lei sta dicendo che io non ho diritto di chiudere il mio conto oggi?”
“Si rivolga al collega qui a fianco” mi indica il primo ufficio a cui mi sono rivolto.
“Mi scusi, il suo collega mi ha detto che l'operazione di chiusura deve farla lei”
Si rivolge a quello dell'ufficio al centro senza alzarsi dalla sedia. Urlando: “Hey! Guarda che è compito tuo chiudere i conti dei clienti privati”
“Io sto con un cliente importante, che ti credi che non sto facendo un cazzo?”
Ufficio di sinistra, visibilmente imbarazzato replica:
“I clienti sono tutti importanti, non puoi dire cose di questo genere”
“Io sto pure in pausa bello! Non mi rompere il cazzo”
“Se stai in pausa esci dalla banca e smettila di fare lo stronzo”
Ufficio di centro, è rabbioso: “Non rompere il cazzo”
“Ma vai a fare in culo”
Ufficio di centro, il cliente, che evidentemente conosce entrambi gli impiegati, si alza e cerca di sedare lo scontro rivolgendosi amichevolmente all'addetto dell'ufficio di sinistra. Lo chiama per nome, gli dice che non c'è bisogno, ma ufficio di sinistra continua: “Non puoi sballottare il cliente come cazzo ti pare”
“Allora smettila di sballottare, me lo hai già sballottato troppo”
Da dietro il capo ultras dello sportello operativo sbraita con la sua voce rauca: “Aò, ma che cazzo ve state a 'nventà?!”
Ufficio di sinistra, l'impiegato si alza e accompagna la sua cliente nell'ufficio all'estrema destra dall'altro collega, gli chiede di terminare la procedura già avviata e poi si rivolge a me molto cordialmente: “Vediamo di ascoltare questo ragazzo, neanche mi ricordo qual'è la procedura di chiusura conto, tu te la ricordi?” guarda il collega a cui ha appena affidato la signora, ma poi senza attendere una risposta continua “Ma comunque non è detto che debba chiuderlo questo conto, magari gli facciamo cambiare idea, che diamine! La troveremo una soluzione vantaggiosa per questo cliente, ne sono sicuro, che ne dice?”
“Devo chiudere il mio conto corrente”