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  1. #1

    E adesso come la mettiamo? Voliamo anche noi così?

    Un giornalista di "Repubblica" ha eluso controlli e perquisizioni anti-terrorismo
    Una lama di ceramica, più affilata di un rasoio. Nessuno se ne accorge neppure a bordo. Linate e Fiumicino, oltre il detector.
    "Ecco come ho volato con il coltello"

    ROMA - Un coltello "Ishi Ba" di produzione giapponese: una lama bianca lunga 8 centimetri, affilata come un rasoio e acuminata come una punta di freccia. Ceramica industriale: ossido di zirconio con l'aggiunta di magnesio, calcio e silicio, roba che si vende in qualunque negozio specializzato. Lo stesso tipo di pugnale, più duro dell'acciaio, che secondo l'ipotesi più probabile sarebbe stato brandito dai terroristi dell'11 settembre 2001 per dirottare almeno uno degli aerei. Con quest'arma terribile infilata nella cintura dei pantaloni, dietro la schiena, ho varcato i controlli di sicurezza agli aeroporti di Fiumicino e Linate, ho superato metal detector e perquisizioni e ho volato, indisturbato da Roma a Milano e ritorno mentre gli addetti alla security, seguendo le nuove "severissime" disposizioni europee in vigore dal 6 novembre si affannavano a sequestrare ai passeggeri flaconi di shampo, confezioni di schiuma da barba, tubetti di dentifricio, barattoli di sugo e di miele, limette e forbicine da manicure e qualche innocuo temperino lungo tre centimetri scarsi. Un test sul campo che è la desolante dimostrazione di come la sicurezza, a sei anni dagli attentati che hanno cambiato il mondo, sia un concetto virtuale.

    Sono le 9.05 di ieri quando il taxi mi deposita alle partenze nazionali del Leonardo da Vinci. Giorno feriale, poca gente, procedure veloci, nulla che giustifichi un lassismo nei controlli di routine. È semplicemente la procedura che non funziona. Scoprirò poi che, quasi contemporaneamente, due falsi allarme bomba hanno fatto scattare la massima allerta a Ciampino e sul volo Parigi-Roma.

    Il coltello (un oggetto sempre più diffuso da quando i cuochi giapponesi hanno cominciato usarlo per sfilettare il pesce del sushi e del sashimi) è sotto i pantaloni, coperto da camicia e maglione, dove i poliziotti in borghese, di solito, portano la pistola e i malavitosi nascondono il pugnale, pronti ad estrarlo con un solo, fulmineo, movimento. Le lame di ceramica non solo una novità degli ultimi anni e compaiono, in mano ai terroristi, nelle choccanti sequenze di "United 93", il film di Paul Greengrass sull'unico aereo dirottato che mancò il bersaglio e si schiantò in Pennsylvania a 240 chilometri da Washington. Sfuggono ai rilevatori di metalli come tutta una serie di armi bianche "atipiche": fibra di vetro, ossidiana, cristallo rinforzato, plastica indurita. L'unico modo di scoprirli è una perquisizione veloce ma accurata, come avviene negli aeroporti di mezzo mondo. Ma da noi le cose vanno diversamente.

    Alle 9,20 eccomi ai varchi d'imbarco per salire sul volo AZ2036 che dovrebbe partire alle 10 e decollerà un'ora più tardi: nebbia a Linate. Il fotografo, Angelo Franceschi, passa pochi minuti prima di me. Seguo scrupolosamente le istruzioni, deposito nella vaschetta la borsa con libro, giornali, due mele, il volume di "Tex" a colori omaggio di Repubblica, cappotto, chiavi e cellulare e cammino lentamente sotto il rilevatore di metalli. A sorpresa, la macchina emette un trillo: forse è la fede che ho al dito, forse l'orologio in metallo, di certo non il pugnale.

    L'addetto, un uomo robusto, sulla trentina, si avvicina, mi fa alzare le braccia, mi controlla col metaldetector portatile e poi, a sorpresa, mi perquisisce: sfiora ascelle, cosce, polpacci e spalle, ignora completamente la schiena e mi congeda con un sorriso: "Vada pure". A due metri di distanza c'è un tavolo per le verifiche a campione ai bagagli "sospetti"e un signore anziano che sacramenta: "Ma è schiuma da barba, ve la faccio vedere, domani mattina mi devo pur radere". Niente da fare: sequestrata. Tanto per forzare la mano fingo di dimenticare chiavi e cellulare nella vaschetta, torno indietro arrancando sulla scala mobile che va in salita e ripasso il varco per riprendermeli: nessuno fa una piega, solo un sorriso di sufficienza come a dire "guarda 'sto scemo".

    L'aereo è pieno zeppo e, accanto a me, siede una vecchia gloria della discesa libera, Michael Mair, che va in Svezia per commentare i mondiali di sci e ha un diavolo per capello visto che rischia di perdere la coincidenza. In volo, estraggo il coltello dal suo fodero artigianale, affetto una mela (che la lama trancia come un raggio laser senza il minimo sforzo) mi esibisco davanti all'oblò a beneficio del fotografo. Nessuno mi guarda. Vado in bagno sotto gli occhi delle hostess, il manico leggermente ricurvo dell'arma che sporge vistosamente dalla cintura, aspettandomi quanto meno una richiesta di spiegazioni: niente. Prendere in ostaggio un passeggero o un assistente di volo puntandogli la lama alla gola sarebbe un gioco da ragazzi. E gli "sceriffi dell'aria?" di cui tanto si è parlato? Roba da film.

    Atterraggio con un'ora venti di ritardo rispetto all'orario previsto, tra mugugni, improperi, telefonate affannate per recuperare appuntamenti saltati. Il tempo di un'altra foto, con l'arma bene in vista e siamo a Linate. Inizia il ritorno.

    Volo AZ2051, orario previsto le 12,30, decollo alle 13 e qualche minuto. La coda ai varchi d'imbarco, stavolta, è più lunga. A una signora viene individuata la solita limetta da unghie e lei neanche protesta: la scena ormai è di routine. Con i chili e chili di oggettini da manicure e temperini svizzeri sequestrati negli aeroporti (una disposizione che ha provocato, tra l'altro, una grave crisi della ditta elvetica "Wengen") ormai si fa beneficenza: tutto viene donato ad associazioni di carità che le rivendono con un certo profitto. Le misure antiterrorismo, in Italia, saranno anche inefficaci ma, se non altro, servono a qualcosa.

    Al secondo controllo la macchina mi becca un'altra volta. Forse è una vecchia protesi alla gamba che attiva i sensori e mi fa "suonare"come un barattolo. Una ragazza in divisa blu mi passa al setaccio col solito metal detector per poi chiedermi cortesemente: "Posso vedere la fibbia della sua cintura, signore?". In un gesto di sfida alzo il maglione e la camicia fin quasi all'ascella: l'arma è visibilissima ma nessuno mi guarda dietro la schiena. Rieccomi a bordo sullo stesso aereo di prima, stesso equipaggio. Una hostess mi guarda costernata: "Ma lei non era appena sceso?". Allargo le braccia: "Che vuole, con questo ritardo ho perso l'appuntamento...". Mentre affetto la seconda mela, un passeggero mi fissa incuriosito. Poi riabbassa gli occhi sul giornale.
    …• Quello che facciamo in vita riecheggia per l'eternità •…

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  2. #2
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  3. #3
    Originariamente inviato da darkkik
    Non so come dirtelo, ma...

    http://forum.html.it/forum/showthrea...readid=1084863
    e adesso come la metti???

    mettila a 90° e non pensarci più...

  4. #4
    non l'avevo letto
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  5. #5
    Originariamente inviato da netghost
    non l'avevo letto
    dai su.. ci pensa annina, non piangere

  6. #6
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    Originariamente inviato da consulting
    e adesso come la metti???

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  7. #7

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