Originariamente inviato da Fran©esco
Stanotte mi sono messo in piedi, in mezzo a una piazza, ad aspettare di vedere la prima goccia di pioggia.
Anni che la inseguo. Una sola volta ho sentito il suo urlo liberatorio, la sua carica che dava lo sprono alle altre. Mi sono voltato, ma, in quel momento esatto, miliardi di sue compagne sono cadute moltiplicando il suo urlo per mille. Un'orda barbara, unita come nessun esercito abbia mai potuto.
Ho un osservatorio, sul tetto di casa mia, e uno speciale telescopio formato da alcuni culi di bottiglia, un sacchetto di coriandoli, un naso rosso da clown e una conchiglia amplificatrice pescata nei mari sotto i ghiacci di Europa.
Lo punto ogni giorno sulle nuvole, cercando di capire dove cadrà la prima goccia.
Torniamo al punto nel quale ero lì in piedi nella piazza. E' una piazza che è piazza da tanti anni, con un curriculum impeccabile: anche sotto i bombardamenti, lei è sempre rimasta lì, piazza.
Guardando nel mio telescopio ho appuntato le coordinate tracciando un preciso asse tra il mio cuore e la nuvola nera che si nascondeva tra la luna e gli alberi. Esattamente a metà tra il cuore e la nuvola, ho fatto vibrare l'asse come una corda, determinandone la frequenza. La nuvola si è nascosta, spaventata, si è vestita di un abito pieno di brillantini e ha finto di essere una fetta di cielo stellato. Ma l'occhio è allenato. Dannatamente allenato. Quindi ho tirato un'altra riga dal centro della nuvola al terreno. Ho assaggiato un po' di vento spalmato su di una fetta di pane e ho individuato il punto con una precisione terrificante.
Comunque sono lì, nella piazza. Nel punto esatto ho piazzato un bicchiere. So che cadrà lì. La sentirò urlare ancora, ma stavolta sarà mia.
Mi sono acceso una sigaretta e ho guardato il mio numero di prenotazione per il cancro ai polmoni: numero 5miliardi673milioni436milanovecentododici, e non so neanche a che punto della fila sono in questo momento.
A un certo punto ho sentito l'ultimo urlo, quello della prima goccia.
Stavolta sei mia. Non posso fallire. Sono nel luogo preciso. Al momento giusto. E sono l'uomo giusto. Non puoi finire ancora tra le pieghe della terra.
L'urlo si è fatto sempre più forte. Sempre più forte.
Troppo forte. Insopportabile.
Mi sono stretto la testa tra le mani: l'urlo veniva da dentro di me, premendo per uscire. Premendo e premendo, finché non è esploso dalla mia bocca.
E a un certo punto è successo: la prima goccia si è schiantata poco vicino al bicchiere, sul terreno. Esattamente sotto il mio sguardo.
Mi sono toccato il viso, incredulo, e ho sentito l'angolo dell'occhio bagnato.