E' da tempo che ogni tanto mi balza alla mente questa domanda.
Quali motivi sorreggono questi accordi di spartizione della produzione agricola europea che comportano uno spostamento da un paese all'altro di intere coltivazioni, magari storiche di un certo territorio?
Visto che si tratta di limiti alla produzione e non alla vendita, quindi in contrasto con principi costituzionali quali la libera iniziativa economica privata, nonché fortemente contrastanti con la libera concorrenza del mercato, è evidente che devono perseguire un interesse più alto.
Ora, ne ho parlato anche con altri, ma non ho ottenuto risposte, tranne queste ipotesi:
- Spartizione della ricchezza nell'UE
- Mantenimento dei prezzi elevati per certi prodotti agricoli
- Strumento attraverso cui far passare finanziamenti all'agricoltura, che poi è facile distrarre
Non sarebbe più ragionevole imporre una ripartizione di quote di vendita all'interno dell'UE, lasciando libera l'esportazione verso l'esterno? Così facendo non si impedirebbe l'apertura di nuove imprese laddove ci fosse richiesta nel mondo, o addirittura l'incenerimento di tutto ciò che è prodotto in eccedenza. Uno schiaffo alla miseria.
Qualcuno sa spiegarmelo?
ciao,
jack.