E' assolutamente certo che il burka indossato dalle donne afgane non è un simbolo piacevole di libertà ed emancipazione
Però se ragioniamo intorno alla questione della nudità femminile, del mostrare o non mostrare il corpo, ci troviamo a comprendere come la gestione di questa fisicità inevitabilmente s'intreccia con costumi, culture, esigenze storiche e morali.
Ad ognuno di noi sarà capitato d'osservare le belle membra quasi ignude d'una giovine avvenente che, in ispecie d'estate, ci passa accanto, attraversa il nostro sguardo. Ella suscita il desiderio, come vuole la nostra naturale inclinazione.
Non è forse una minaccia, ma non per noi della maschile schiatta, ma per le nostre compagne, costrette ad un continuo, frustrante, e forse vile paragone? Di certo i sentimenti, la qualità delle nostre storie d'amore, conta di più, però è pur vero che se a noi la femminilità d'altrui fosse preclusa alla vista, le nostre donne si sentirebbero più sicure, meno costrette ad un defatigante paragone.
Quindi, una cultura che cela il corpo, in fondo, non difende anche la donna? Non le consente forse di coltivare più tranquilla ed esclusiva il rapporto col proprio compagno?
Non v'è forse una logica protettiva in veli d'ogni specie? non v'è forse l'intento di mantenere la propria nudità come una dolce moneta eccezionale, da spendere solo laddove occorre?
Certamente io son d'idee retrive, e non me ne vergogno, ma non credo che l'emancipazione si misuri con l'avvenenza ostentata, forma di potere per poche elette.
Non sarebbe giusto anche nel nostro mondo una rivalutazione del senso reale del pudore?