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  1. #1
    Utente di HTML.it L'avatar di @rgo1
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    Volevo solo vendere la pizza

    http://www.voceditalia.it/index.asp?...R=cul&ART=6272

    Nelle librerie, il libro di Luigi Furini, il giornalista che voleva fare il pizzaiolo

    Volevo solo vendere la pizza

    Le disavventure di un piccolo imprenditore
    Location insolita, una pizzeria, per la presentazione di un libro. Visto il titolo, però, non poteva essere più azzeccata. Se il ristorante in questione si popola di presenze come quella di Peter Gomez e altri giornalisti illustri che intrattengono un pubblico affamato di cultura ma anche delle pizze calde che vengono servite per l’occasione, è perché si presenta "Volevo solo vendere la pizza". Autore e protagonista del libro è Luigi Furini, giornalista del gruppo L’Espresso, che a un certo punto decide di avventurarsi nel mondo dell’imprenditoria.

    Il libro, edito da Garzanti, vanta la prefazione di Marco Travaglio, che lo presenta come “la storia di un ex giovane maoista, ex sindacalista, che fa il giornalista e a un certo punto decide di investire un gruzzulo di risparmi mettendo su una micro-pizzeria da asporto nella sua città, Pavia. E scopre suo malgrado l’altra faccia dello stato sociale e del sindacato: quella che premia chi cerca il posto, non il lavoro. E punisce inflessibilmente chi ha voglia di fare”.

    Gigi inizia la sua avventura con i migliori propositi, deciso a fare le cose per bene. In compagnia di un amico calcola alla buona i costi: cosa ci vorrà mai per aprire una pizzeria? Farina, pomodoro, mozzarella e via. Affitta il locale, si reca alla Camera di Commercio, inizia i lavori di ristrutturazione perché tutto sia a norma di legge ed ecco che iniziano gli imprevisti. Marche da bollo, carte, permessi, corsi di primo soccorso, prevenzione dei rischi, tutela di lavoratori che ancora non sono stati assunti.

    Presto la sua avventura si trasforma in una corsa ad ostacoli nella burocrazia italiana. Altro che farina e pummarola. I costi aumentano e tutto sembra più complicato di quello che dovrebbe. Ce la farà Gigi a sfornare la prima fetta di pizza? Sei mesi dopo finalmente la pizzeria Tango apre e gli affari sembrano andare anche bene. Ma i problemi non finiscono ed è ancora un susseguirsi di disavventure tragicomiche che intaccano la sua fede comunista e soprattutto il suo sistema nervoso. Tant'è che due anni dopo Gigi si convice a chiudere bottega.

    Fallito su questo fronte, Furini decide di tornare al giornalismo e di raccontare in un libro questi due anni impossibili. "Volevo solo vendere la pizza" è il resoconto, spassoso ed ironico, della sua fantozziana attività imprenditoriale, che se non ha dato grandi frutti in quanto a pizze, se nono altro si è trasformata in un libro riuscitissimo.

    Furini, Luigi, Volevo solo vendere la pizza, Garzanti, pp. 193, euro 14,00

    di Paola Menaldo

    Data: 20/03/2007 8.31.00
    "Chi se ne frega, disse il mago alla strega, ora vado nel bosco e mi faccio una s...passeggiata."
    ------------------------
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  2. #2
    Utente di HTML.it L'avatar di lookha
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    se il titolo fosse stato "volevo solo aprire una web agency" qui avrebbe trovato innumerevoli fonti affidabili

  3. #3
    vuoi mandarcelo anche in email o ritieni di aver spammato abbastanza sul forum?

  4. #4
    Utente di HTML.it L'avatar di tognazzi
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    Originariamente inviato da lookha
    se il titolo fosse stato "volevo solo aprire una web agency" qui avrebbe trovato innumerevoli fonti affidabili


    @argo1

    tempo altri sei mesi e il compagno furini vota berlusca

  5. #5
    Ho seguito Niente Di Personale ieri sera su La7,
    c'era l'intervista ad un tipo che aveva vissuto un'esperienza simile.

    Forse è la stessa persona.

    Mi ha fatto riflettere quando ha parlato delle analisi del sangue richieste dalla banca che erogava il mutuo

  6. #6
    Utente di HTML.it L'avatar di @rgo1
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    Originariamente inviato da skidx
    vuoi mandarcelo anche in email o ritieni di aver spammato abbastanza sul forum?
    aveva attinenza con ogni 3d dove l'ho postato.

    mai dimenticare la nostra vera Italietta....
    "Chi se ne frega, disse il mago alla strega, ora vado nel bosco e mi faccio una s...passeggiata."
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    Antipatichi!

  7. #7
    Originariamente inviato da @rgo1
    aveva attinenza con ogni 3d dove l'ho postato.

    mai dimenticare la nostra vera Italietta....
    approposito di italietta,

    volevo segnalare un libro
    ancora nn l'ho letto, ma credo che le premesse siano interessanti.

    Padroni & fardelli d'Italia di Roberto Napoletano

    Ma perché la storia del capitalismo italiano assomiglia a un campionario di occasioni perdute? È arrivato il momento di aprire gli occhi, guardare in faccia la realtà: le colpe del presente, i peccati mortali del passato. L'autore lo fa con le rivelazioni dei protagonisti della politica, dell'industria, del credito. E scopre un Paese dove si è pronti a correre solo per comprare quattro mura e chiudersi in faccia la porta del futuro. Un Paese che "vive" attaccato al telefonino, ma non ne produce neppure uno. Che "fabbrica" sempre meno ingegneri, fisici e chimici, ma dove in compenso tutti vogliono fare i comunicatori e molti (troppi) restano studenti universitari a vita. Un Paese in cui domina culturalmente la grande illusione di nascere in una città, viverci tutta la vita, avere un posto sicuro e guadagnare ogni anno qualcosa di più dell'inflazione. Bello, ma impossibile. Questo libro non è né un saggio né un testo di economia. Con la dignità dei grandi racconti di denuncia, dipinge un affresco impietoso del "Paese che non c'è", un racconto amaro per capire dove stiamo andando e cambiare in fretta.


    Editore: Sperling & Kupfer

    http://www.libreriauniversitaria.it/...i_d_Italia.htm

  8. #8
    Utente di HTML.it L'avatar di lookha
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    Originariamente inviato da Cayman Of Puppets
    approposito di italietta,

    volevo segnalare un libro
    ancora nn l'ho letto, ma credo che le premesse siano interessanti.

    Padroni & fardelli d'Italia di Roberto Napoletano

    Ma perché la storia del capitalismo italiano assomiglia a un campionario di occasioni perdute? È arrivato il momento di aprire gli occhi, guardare in faccia la realtà: le colpe del presente, i peccati mortali del passato. L'autore lo fa con le rivelazioni dei protagonisti della politica, dell'industria, del credito. E scopre un Paese dove si è pronti a correre solo per comprare quattro mura e chiudersi in faccia la porta del futuro. Un Paese che "vive" attaccato al telefonino, ma non ne produce neppure uno. Che "fabbrica" sempre meno ingegneri, fisici e chimici, ma dove in compenso tutti vogliono fare i comunicatori e molti (troppi) restano studenti universitari a vita. Un Paese in cui domina culturalmente la grande illusione di nascere in una città, viverci tutta la vita, avere un posto sicuro e guadagnare ogni anno qualcosa di più dell'inflazione. Bello, ma impossibile. Questo libro non è né un saggio né un testo di economia. Con la dignità dei grandi racconti di denuncia, dipinge un affresco impietoso del "Paese che non c'è", un racconto amaro per capire dove stiamo andando e cambiare in fretta.


    Editore: Sperling & Kupfer

    http://www.libreriauniversitaria.it/...i_d_Italia.htm
    sembra proprio che sputare nel piatto in cui si mangia e piangersi addosso siano pratiche non ancora estinte, nemmeno tra i cosiddetti intellettuali.

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