da questo lungo fine settimana ricco, oltre che di libagioni pantagrueliche e pioggerelle fuori programma, di uscite cinematografiche di peso ho pensato di trarre un breve riassunto a beneficio di chi, inseguendo il miraggio della gita fuori porta, ha finito per arrostire le salamelle sul cofano dell'auto bloccata dalle code in tangenziale e si è perso capolavori di tal fatta
cominciando dall'alto:
- le vite degli altri -
Ambientato nel 1984 nella metà di Berlino oppressa dal regime comunista si apre su un dato statistico: 100.000 gli agenti in forza alla terribile Stasi, la polizia segreta con l'incarico di controllare, spiare, interrogare i cittadini e 200.000 collaborazionisti, gente comune che per un distorto senso di lealtà allo stato, idealismo, per paura o semplicemente per il proprio tornaconto denunciavano i propri vicini di casa, gli amici, i parenti.
Un agente della Stasi viene incaricato di mettere sotto controllo un drammaturgo e la sua compagna attrice, lui irreprensibile enfant prodige coccolato dalla nomenclatura ma con amicizie pericolose negli ambienti sovversivi, lei bellissima e all'apice della sua carriera ma insicura e vittima degli ansiolitici e della bramosia di un potente uomo politico. Un dramma in interni che segue linee prevedibilissime fino al fatale colpo di scena che sconvolge gli intrecci e costringe gli eventi a precipitare fino ad una conclusione inaspettata.
Un thriller "statico" (niente inseguimenti a bordo di carri armati per intendersi) tesissimo e angosciante, una spy-story congegnata perfettamente, ma anche e soprattutto un film di denuncia sociale e politica degli orrori nascosti dal colpo di spugna arrivato con la caduta del muro, la restituzione di una memoria collettiva dolorosa e scolpita nel passato di ogni cittadino della germania dell'est. imperdibile.
- the illusionist -
suspance e atmosfera per questo film che in italia segue il ben noto The Prestige, ma che in realtà lo precede di quasi un anno (giusto per rivendicarne in qualche modo una sua originalità). e il paragone è d'obbligo. se il film dei fratelli nolan cerca la veridicità ed il supporto della scienza a conferma che non tutto è illusione (o forse sì) quello interpretato e prodotto da edward norton si rifugia nella fede e nella ricerca dell'effetto, a lui, all'ilusionista del titolo, Einsenheim, bisogna abbandonarsi completamente e lasciarsi trasportare in un'altra dimensione dove tutto è reso possibile dal potere della mente. ottima prova d'attore, perfette le scenografie e la ricostruzione di un'ambientazione di inizio del secolo scorso nella corrotta corte viennese, traballante e francamente inutile la trama. emozionante.
- un ponte per terabithia -
la dimostrazione che un cattivo trailer può far pensare "tavanata galattica" di un film che invece è un racconto per e su ragazzi per nulla banale, un elogio della fantasia e della non omologazione. due adolescenti troppo creativi per riuscire a trovare spazio negli angusti confini della vita "sociale", sia a scuola che all'interno di famiglie prese dai problemi quotidiani, si inventano paladini di un reame fatato popolato da creature fantastiche e vivono le loro avventure mescolando realtà e fantasia. una tragedia sconvolgerà le loro vite e quelle dei loro famigliari, rischiando di far scomparire il regno fatato. il finale riconcilierà gli affetti e riporterà la pace anche a terabithia. sorprendente.
- perchè lo dice mamma -
classica commedia degli equivoci, madre onnipresente nella vita delle figlie cerca in tutti i modi di sistemare la più piccola, unica rimasta single e quella a lei più somigliante, con un ragazzo che è il sogno di ogni madre (ma un po' meno della figlia). resistenze varie, terzo incomodo e colpo di scena anche per mammà. non un capolavoro ma un film leggero e impalpabile con un buon cast femminile in primo piano rispetto a degli uomini inzerbiniti in sottofondo.
- hollywoodland -
un noir senza il fisico, che ha paura di sporcarsi le mani, nemmeno capace di decidere a quale dei personaggi in ballo, tra lo sfigato investigatore privato di turno e l'uomo d'acciaio stroncato da una pallottola nel cervello, assegnare il ruolo di protagonista e a quale il comprimario, affollato di donne molto poco fatali, un finale tirato per le lunghe, incerto e per nulla risolutore. insomma nessuna regola rispettata per un risultato mediocre, attori in perenne espressione imbambolata (incomprensibile la coppa volpi data ad affleck) e una storia vera mortificata dalla messa in scena. perdibilissimo.
e sì, la grigliata sul cofano della macchina è venuta benissimo