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  1. #1
    Utente di HTML.it L'avatar di Dwarf
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    Terrorismo, è libero Posada Carriles

    Sono bastati 250.000 dollari di cauzione per lasciarlo libero. Luis Posada Carriles, il “bin Laden delle americhe”, terrorista conclamato e reoconfesso di assassinii e autore di stragi ed attentati a persone ed installazioni lungo tutto il continente americano, è stato alla fine scarcerato dal tribunale di El Paso, dove era imputato solo d’ingresso clandestino negli Stati Uniti. Posada è così di nuovo libero di cospirare e programmare attentati, uniche occupazioni alle quali il chimico terrorista di 79 anni che scorazza ora per le vie di Miami, ha dedicato la sua vita. Accolto dalle braccia amiche della gusaneria della “Fondazione Nazionale Cubano Americana”, (FNCA) è di nuovo pronto a mettersi al suo sporco lavoro. Nonostante l’opposizione del rappresentante della Procura, che si è opposto con un ricorso alla sua scarcerazione, le autorità hanno deciso di rimetterlo in circolazione. Era prevedibile, visto che il ricorso della procura si atteneva strettamente ai capi d’imputazione (ingresso clandestino) per i quali Posada era detenuto. Ben altro avrebbe dovuto essere il comportamento del governo Usa se avesse voluto detenerlo.

    Avrebbe dovuto dichiarare Posada “persona pericolosa per la sicurezza nazionale o della comunità o di una singola persona” e, ai sensi dell’articolo 412 del “Patriot Act”, avrebbe potuto disporne l’arresto immediato. Ancora, avrebbe anche potuto applicare il regolamento che permette al Servizio Immigrazione e Dogana di arrestare uno straniero non grato in territorio statunitense e disporne la consegna ai paesi che ne chiedessero l’estradizione.

    Una richiesta in tal senso l’ha presentata il Venezuela, che accusa Carriles di fuga dal carcere di Caracas avvenuta il 18 agosto del 1985. La richiesta di estradizione è stata respinta dagli Usa, con la motivazione che in Venezuela “potrebbe essere torturato”. Cosa notoriamente falsa, dal momento che in Venezuela non ci sono casi di tortura che, notoriamente invece, abbondano nelle carceri militari statunitensi, da Abu Ghraib a Guantanamo.

    La richiesta di estradizione da parte del Venezuela si deve al fatto che il paese sudamericano è stato terreno di operazioni per Posada, che nella famigerata polizia politica al servizio dei governi democristiani degli anni ’70 (la DISIP ndr), ha prestato servizio in qualità di “consulente”, specialmente nella “tecniche d’interrogatorio” ai detenuti poltici. La prossima richiesta di estradizione è attesa dal Nicaragua, dove il Presidente Daniel Ortega ha invitato il Ministro degli Esteri Samuel Santos e il Procuratore Generale della Repubblica, Hernan Estrada, a presentare rapidamente la richiesta agli Stati Uniti, affinché “sia giudicato in Nicaragua con tutte le garanzie del caso” in merito ai crimini dei contrasnel paese centroamericano durante gli anni ’80.

    C’è da dubitare, però, che la richiesta di Ortega avrà successo. Il governo Usa ha deciso che Posada deve tornare libero. Perché il chimico cubanoamericano con l’hobby del tritolo, dal 1960 lavora agli ordini della Cia. Per conto di essa ha riempito di bombe ed attentati l’intero continente (il suo curriculum si può leggere qui ndr) e sa molto, se non tutto, dell’operato dell’Agenzia in centro-sud america degli ultimi 40 anni.

    In particolare, è Gorge Bush padre, ex Presidente Usa che, nel ruolo di Direttore Generale della CIA lo ha utilizzato nella guerra clandestina contro il Nicaragua e, soprattutto, negli innumerevoli tentativi di assassinio di Fidel Castro e di altri dirigenti cubani, oltre che di attentati ad installazioni cubane, nell’isola e fuori da essa. Se Posada fosse stato arrestato e quindi giudicato per i suoi veri crimini, è certo che le ripercussioni, interne ed internazionali, sarebbero state notevoli.

    Sul piano internazionale perché Posada, vistosi abbandonato e sacrificato dai suoi datori di lavoro di tutta una vita, avrebbe potuto decidere di parlare, squarciando così il velo su alcuni dei crimini più orrendi ancora coperti dal “segreto di Stato”. Anticipazioni in questo senso erano state fornite dal suo avvocato, Eduardo Soto, che chiedeva di prosciogliere Posada in quanto “soldato degli Stati Uniti che ha fatto tutto ciò che l’Esercito e lo spionaggio statunitense gli hanno chiesto di fare”. Per l’avvocato, le attività terroristiche erano svolte “da soldato degli Stati Uniti, agli ordini e nell'esclusivo interesse del governo degli Stati Uniti".

    Addirittura, l’avvocato Soto riteneva che, semmai, Posada avrebbe dovuto ricevere un ringraziamento ed un “riconoscimento dal governo statunitense per il suo operato nella guerra al comunismo”. Opinione assai discutibile, quella dell’avvocato, dal momento che la stessa giudice Katleen Cardone, nella sua sentenza del 6 aprile, dove ordinava la scarcerazione di Posada per quanto riguarda i reati di tipo migratorio, scriveva che l’imputato “è accusato di essere coinvolto, o comunque associato, ad alcuni tra i crimini più infami del ventesimo secolo..”. E il Pubblico Ministero, Paul Ahern, nell’udienza riservata alla richiesta di libertà condizionata ed arresti domiciliari per Posada, chiese, motivando l’opposizione della Procura, che “la carenza di giurisdizione statunitense per giudicare Posada Carriles non vuol dire che sia innocente”. Ma la Corte Federale d’Appello di New Orleans, presso la quale pendeva il ricorso del Pm Ahern, ha disposto la sua libertà condizionale.

    Sul piano interno, poi, “mollare” Posada avrebbe comportato gravi rischi per la Casa Bianca in generale e la famiglia Bush in particolare. Nel caso Posada parlasse per vendicare l’abbandono, potrebbe far emergere chiaramente il coinvolgimento diretto di George Bush padre nel suo operato teroristico. Bush padre era Direttore Generale della Cia quando Posada e Orlando Bosh, nel 1976 fecero esplodere in volo l’aereo della Cubana de Aviacìòn sui cieli delle Barbados, provocando 73 morti; era Vicepresidente negli anni dell’Irangate, il traffico d’armi tra Washington e Teheran finalizzato ad aggirare i veti del Congresso per il finanziamento dei terroristi contras in Nicaragua; era il Presidente Usa che in un nugolo di abbracci e flash concesse il perdono presidenziale proprio ad Orlando Bosh, l’altro terrorista socio di Posada.

    E, sempre se Posada decidesse di parlare, potrebbe rivelare il furto di seicentomila voti nella notte della truffa elettorale di Gorge W. Bush ai danni di Al Gore, truffa operata in tutto e per tutto dalla FNCA. Conseguenze gravi ci sarebbero anche per Jeb Bush, il rampollo di famiglia governatore della Florida, che senza i voti della FNCA non ha nessuna speranza di continuare a spingere la sua carriera politica.

    Ma oltre a ciò, si doveva impedire che Posada parlasse. Rivelare la natura del rapporto tra gli organi statunitensi e il terrorismo cubanoamericano di stanza a Miami avrebbe messo in chiaro quanto la pretesa lotta al terrorismo dell’Amministrazione Bush sia solo da intendersi come lotta ai nemici della Casa Bianca e degli interessi finanziari dei suoi inquilini. Che del terrorismo si servono, anzi lo utilizzano come una delle risorse preferite nel confronto con i loro avversari politici.

    Che il personaggio produca ripudio ovunque, tranne che alla Casa Bianca e a Langley, era noto: ma pare che addirittura i cubanoamericani non coinvolti direttamente nelle attività terroristiche contro Cuba non lo amino. Stando infatti ad un sondaggio del Nuevo Herald, organo dei fuoriusciti cubani della Florida, gli stessi abitanti di Miami ritengono, a grande maggioranza, che Posada dovrebbe avere un carcere come residenza.

    Ma evidentemente non considerano gli interessi della dinastia Bush, che sulla pelle degli stessi Stati Uniti ha accumulato ricchezze smisurate e potere assoluto. E che, come si vede, non dimentica gli amici, soprattutto quando sono impresentabili.

    http://www.altrenotizie.org/alt/modu...rder=0&thold=0
    - La chiesa è vicina, il bar è lontano, la strada è ghiacciata. Camminerò con attenzione
    (Vecchio proverbio russo)

  2. #2
    Utente di HTML.it L'avatar di foo
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    zero risposte nell'ot di html.it? fico...



    Chiesta l'estradizione per il terrorista che uccise per conto degli Usa

    Era il 4 settembre del 1997 quando sulla passeggiata del Miramar dell’Avana si sente un’esplosione. Avviene nella hall dell’Hotel Chateau. Dopo pochi secondi una seconda. Sempre in un grande albergo il Copacabana, duecento metri in là. La terza bomba, al Triton. Folla in fuga. Fumo. Urla. Ambulanze. Un corpo a terra: è Fabio Di Celmo, 32 anni, un imprenditore genovese che vive a Montreal. Accusato della sua morte e di una lunga serie di stragi perpetrate in località turistiche della capitale cubana è Luis Posada Carriles, il braccio armato della Fondazione Nazionale Cubano Americana (FNCA), pagata dalla Cia e protetta dalle autorità nordamericane.

    Carrilles viene identificato come il responsabile di numerose azioni terroristiche anticastriste fra cui un attentato ad un aereo civile cubano che, nel 1976, uccise 73 passeggeri, e viene arrestato a Panama per aver organizzato un attentato contro Fidel Castro. Ma viene graziato.

    Nel 2005, finisce in manette negli Stati Uniti per immigrazione clandestina ma rilasciato nel maggio di quest'anno, dopo che contro di lui il governo americano non ha applicato le norme internazionali contro i terroristi.

    Carriles è reo confesso. E con la spavalderia, che è propria di chi si sente protetto dai poteri forti, ammette nel 1998 ad un giornalista del New York Times di aver lavorato per la Cia e d'essere la mente dell'attentato in cui morì Di Celmo. In merito a quell’attentato, con assoluto cinismo e totale mancanza di scrupoli,

    Carriles dichiara al quotidiano americano in un’intervista pubblicata il 12 e 13 Luglio del 1998: «È triste che qualcuno sia morto, ma non possiamo fermarci... Quell'italiano stava nel posto sbagliato nel momento sbagliato». Assumendosi la responsabilità degli attentati all'Avana, ed ammettendo che la FNCA gli aveva fornito grosse somme di denaro per finanziare i suoi piani, ha detto di non avere nessun rimorso: «Dormo come un bebè».

    Attualmente è ospitato dagli Usa e il suo avvocato, Eduardo Sota, ha presentato domanda di asilo politico agli Stati Uniti perché Luis Posada Carriles avrebbe «favorito gli interessi degli Usa per 40 anni».

    La famiglia di Di Celmo ha sempre chiesto con forza la sua estradizione ma soltanto ieri la Camera ha approvato un ordine del giorno - primo firmatario Jacopo Venier (Pdci) - con cui si impegna il governo a chiedere l'estradizione di Luis Posada Carrilles.

    Il documento approvato, spiega Venier, impegna il governo «ad adoperarsi con sollecitudine per la richiesta di estradizione in Italia di Posada Carriles, nel caso in cui il procedimento penale attualmente in corso presso la procura della Repubblica di Roma portasse ad un'incriminazione nei suoi confronti per l'attentato terroristico all'Avana in cui perse la vita Fabio Di Celmo».

    Da oggi in poi sarà compito del Parlamento italiano e del Governo seguire con determinazione questa vicenda attorno alla quale «si gioca la nostra dignità nazionale e la credibilità di una lotta al terrorismo che deve essere condotta anche quando il terrorismo è stato praticato dagli “amici” degli Usa - spiega Venier - Sarebbe davvero insopportabile che un terrorista responsabile di gravi atti – tra cui l'attentato dell'ottobre 1976 contro un aereo della «Cubana de Aviaciòn» che provocò la morte di 73 persone e per il quale lo stesso terrorista fu condannato in Venezuela, recluso e poi evaso – resti impunito: il voto espresso oggi dalla Camera è un primo atto di giustizia nei confronti del genovese Fabio Di Celmo e della sua famiglia».

    E sulla vicenda arriva un film-denuncia diretto dal regista catanese Angelo Rizzo, che in due ore racconta di quell'estate d'attentati che sconvolsero l'Isla Grande e uccisero Di Celmo.



    http://www.megachip.info/modules.php...ticle&sid=4539

  3. #3
    eh i terroristi sono solo quelli che vanno contro gli interessi americani
    Tremal-Naik
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  4. #4
    per rimanere in argomento sull'illegalita' dei servizi americani
    USA: 'UCCIDETE CASTRO', IL PIANO CIA DECISO ALL'HILTON
    (di Marco Bardazzi)
    WASHINGTON- La prima proposta fu fatta il 14 settembre 1960 all'Hilton Plaza di New York. John Roselli, uomo d'onore di Las Vegas, si vide offrire 150 mila dollari per uccidere Fidel Castro ed esito', probabilmente intuendo che dietro ai soldi c'era la Cia. E' l'inizio di una spy story di cui fino a oggi si conoscevano i contorni, ma che ora emerge nero su bianco dai 'gioielli di famiglia', i documenti sulle operazioni sporche del passato che l'agenzia di intelligence ha deciso di rendere pubblici. In 700 pagine classificate finora 'Secret-Eyes Only' e adesso disponibili per chiunque sul sito Internet della Cia, vengono raccontati 25 anni di violazioni delle regole costituzionali che erano state imposte all'agenzia al momento della sua creazione, subito dopo la Seconda Guerra Mondiale.

    Spionaggio su cittadini americani (soprattutto giornalisti), attivita' informativa contro i dissidenti del Vietnam e progetti di assassinii politici emergono da pagine chiuse per decenni nella cassaforte di Langley, il quartier generale della Cia in Virginia. I documenti sembrano presi in prestito dal copione di 'The Good Shepherd', il film di Robert De Niro che lo scorso anno ha raccontato in chiave fiction i mezzi poco ortodossi con cui la Cia si batteva negli anni caldi della Guerra Fredda. Ma non si tratta di una sceneggiatura, nomi e fatti sono reali. Il progetto di uccidere il lider maximo emerge come uno dei piu' dettagliati, portato avanti dal 1960 al 1962 e con coperture di alto livello: sullo sfondo dei contatti avuti tra gli agenti segreti e la mafia, non e' difficile veder muoversi l'allora ministro della Giustizia Robert F. Kennedy. Il progetto Castro, come emerge dai documenti, prese il via nell'agosto 1960, quando il funzionario della Cia Richard Bissell avvicino' il colonnello Sheffield Edwards, che guidava una sezione dell'agenzia, l'Office of Security, per chiedergli ''risorse del genere necessario per una missione delicata, che richiede anche azioni del genere gangster''. Edwards mise a disposizione uno dei propri uomini 'puliti', difficilmente riconducibili alla Cia, Robert Maheu, che fu mandato a incontrare il boss Roselli: la storia che fu spiegata al capomafia di Las Vegas, di fronte a un drink all'Hilton Plaza newyorchese, era che c'erano imprenditori facoltosi che si trovavano in difficolta' finanziarie a Cuba per colpa di Castro e volevano vederlo sparire.

    Il governo americano, fu detto a Roselli, non c'entrava niente e non doveva comparire. Il boss bevve il suo drink, ma non la storia che volevano propinargli e probabilmente intui' di avere a che fare con la Cia. Secondo i documenti, si tiro' indietro, ma mando' avanti un personaggio che era in contatto con gli esuli cubani, Sam Gold. Fu questo a far entrare in scena altri due boss mafiosi, Momo Salvatore Giancana, il successore di Al Capone alla guida di Cosa Nostra a Chicago e Santos Trafficant, il capo delle operazioni dell'organizzazione a Cuba. Due personaggi che figuravano entrambi sulla lista dei 10 piu' ricercati dell'Fbi, con i quali la Cia avvio' una trattativa per uccidere Castro. Il compito fu affidato a Juan Orta, un cubano al quale i mafiosi diedero - secondo i documenti - ''sei pillole dal contenuto altamente letale''. Orta aveva un qualche accesso al leader rivoluzionario, ma non abbastanza da riuscire nell' intento.

    ''Dopo alcune settimane di tentativi - afferma un memo declassificato - Orta in apparenza comincio' ad aver paura e chiese di essere rimosso dall'incarico. Indico' un altro candidato, che fece tentativi senza successo''. I documenti desecretati furono redatti nel 1973, raccogliendo i racconti di agenti ed ex agenti della Cia, quando tre commissioni d'inchiesta (Rockefeller, Church e Pike) cominciarono a scavare negli abusi sulla scia del Watergate. L'allora direttore James Schlesinger ordino' di redigere rapporti sulle malefatte, ma l'intero fascicolo per oltre 30 anni e' rimasto sigillato in un fascicolo con un titolo che da tempo faceva gola agli storici: 'Gioielli di famiglia'.
    Tremal-Naik
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  5. #5
    Utente di HTML.it L'avatar di sustia
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    Il nome della foto che si trova su altrenotizie.org rende solo in parte quello che è effettivamente.

  6. #6
    Un combattente per la libertà, un eroe dal quale tutti dovremmo prendere esempio.
    [supersaibal]Una volta qui c'era il bar Mario
    L'han tirato giù tanti anni fa
    E i vecchi, i vecchi, i vecchi i vecchi
    sono ancora lì che dicono che senza non si fa

    [/supersaibal]

  7. #7
    Originariamente inviato da jsmoran
    Un combattente per la libertà, un eroe dal quale tutti dovremmo prendere esempio.
    ma ci sei o ci fai?
    Tremal-Naik
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  8. #8
    Utente di HTML.it L'avatar di sustia
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    Originariamente inviato da tremalnaik_sal
    ma ci sei o ci fai?
    Lui o tu?

  9. #9
    Originariamente inviato da sustia
    Lui o tu?
    non ho capito cosa intendi?
    Tremal-Naik
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  10. #10
    Utente di HTML.it L'avatar di wsim
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    eh, beh...
    me ne sono andato, ma posso sempre riapparire con la grazia e la leggerezza di un B-52 carico di bombe.

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