Argentina 1977, in piena dittatura militare.
Claudio, giovane portiere di una squadra di calcio dilettantistica, l’Almagro, viene arrestato dalla polizia perché sospettato di essere fiancheggiatore dei “compagni” che si oppongono alla dittatura militare. Sottoposto a ogni genere di torture fisiche e psicologiche, viene rinchiuso con altri ragazzi in una vecchia villa alla periferia di Buenos Aires e lasciato alla mercè dei propri sequestratori.
Dopo 121 giorni di detenzione, a Claudio e ai suoi compagni si presenterà l’occasione di fuggire da quell’inferno…
Tra i film che ho visto ambientati nel periodo della repressione durante la dittatura argentina (tra cui ricordo il bellissimo “Garage Olympo” di Marco Bechis), questo è senz’altro il più terrificante.
La scelta registica di usare preferibilmente il primo piano e il piano ravvicinato fa sì che quasi ci si immedesimi nei personaggi, nella loro paura, nella loro sofferenza. Gli ambienti scarni, i rumori, le urla, fanno il resto.
E’ una storia vera, e può essere utile per ricordare che di storie simili ne succedono ogni giorno, anche nel mondo che riteniamo “civile”.
Globale ***