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  1. #1

    Carta d'identità, the day after

    Burocrazia portami via
    Entro nell'ufficio anagrafe. C'è tantissima gente e lunghe file a tutti gli sportelli. Individuo quello con il cartello "carte d'identità". Mi accodo e attendo il mio turno mentre compilo il modulo per la domanda. Passa mezz'ora e finalmente tocca a me. Oltre il vetro di sicurezza c'è l'addetta all'emissione delle carte d'identità. È grassa e con una vistosa ricrescita nera in testa.
    "Dica"
    "Salve. Devo fare la carta d'identità"
    "Compili prima il modulo, non mi faccia perdere tempo"
    "Signora, ecco il modulo, l'ho già compilato"
    "Mi faccia vedere"
    Suo malgrado annuisce e con la testa indica svogliatamente ciò che avevo preventivamente tirato fuori dalla borsa per farselo consegnare.
    Le porgo quindi le foto e la vecchia carta. Comincia ad eseguire tutta la procedura al computer.
    Resto a fissare l'antiestetica ricrescita, mentre inizia ad espletare le pratiche. Il suo atteggiamento arrogante mi infastidisce.
    "Firmi questi fogli, si sbrighi"
    Mi passa dei moduli precompilati e la carta d'identità stessa. Mi toglie tutto da sotto il naso mentre sto firmando l'ultimo foglio e inserisce la carta d'identità nell'apposita stampante che compilerà i campi rimasti in bianco. Maleducata.
    Allo sportello alla mia destra una ragazza brasiliana sta cercando di capire quali documenti deve presentare per ottenere non so che cosa. L'impegata le fornisce risposte evasive e inutili per farle perdere la pazienza. Acida.
    Chiaro. La brasiliana ha un culo che basterebbe per ottenere il permesso di soggiorno per qualsiasi stato del mondo.
    Con estrema difficoltà distolgo lo sguardo da quelle forme invitanti per osservare la figura che si muove verso di me. È un signore dall'età indefinibile. È vestito come un barbone, ma puzza come due. Arrivato al centro della sala comincia ad urlare. Voglio l'assegno. Mi dovete dare il sussidio.
    "Qual'è lo sportello per il sussidio?"
    Si rivolge a me anche se non mi guarda negli occhi.
    "Guardi, io non..."
    "Venga qui, ci penso io"
    Salvato. La donna allo sportello alla mia sinistra probabilmente lo conosce, comunque gli chiede dei documenti che lui non ha. Intanto l'incaricata all'emissione del mio documento sta controllando che tutto sia stato stampato correttamente. Ancora china sulla mia carta d'identità, scuote la testa e prende una penna.
    "Manca un pezzo di data di emissione, maledizione"
    Comincia a scrivere a penna sul documento
    "Signora, forse non dovrebbe scrivere a penna su un documento"
    "Eh! Ma che non lo vedi che non l'ha stampato?"
    "Forse dovrebbe ristamparlo e non aggiungere a penna"
    "Ma che vuoi? Qua funziona così"
    "Ascolti, io sono disposto a pagarla due volte, ma mi serve il documento, mi serve come si deve, devo partire. Per piacere, me lo rifaccia, lo ristampi"
    "Non esiste, non si può ristampare, va bene così e basta"
    Mi avvicino al buco dello sportello. La guardo negli occhi. Parlo a voce bassa.
    Voglio che si avvicini a me. Voglio che quella testa di cazzo si avvicini con l'orecchio al buco che c'è sul vetro e così è.
    Con tutta la forza che ho in corpo la colpisco dritta al timpano con la pena e glielo buco. Posso così manovrarle la testa, usando la penna come leva e girarla. Questo mi consente di colpirle entrambi gli occhi con lo stesso arnese e staccarglieli dalle orbite. Ho i due bulbi in mano e posso finalmente spalmaril sul vetro che ci separa. Grugnisce come un maiale. Inutile stronza.
    Sento che questa giornata può prendere la piega giusta. Con un balzo mi ritrovo dentro l'ufficio della brusca addetta che sta stressando la brasiliana
    "Perché sei invidiosa di queste belle cosce? Non lo sai che io ti amo?"
    Nei suoi occhi posso cogliere non solo la paura, ma anche il desiderio di abbandonarsi a me. È come se le mie parole avessero suscitato in lei qualcosa che pensava sopito per sempre. Mi avvicino alle sue labbra e lei si concede completamente. Non poteva, o forse non voleva immaginare che la mia intenzione era quella di strapparle le labbra con un morso, né si aspettava che dopo averla colpita con forza sulle ginocchia per farla cadere, le sarei saltato a piedi uniti sulla gola.
    La brasiliana è pietrificata, torno dalla parte della sala con agilità, le cingo la vita e la bacio sulle labbra turgide e umide mentre con la mano le cerco insistentemente la curva che separa le due natiche. Non sembra turbata dal sangue che esce dalla mia bocca. Probabilmente è solo terrorizzata dall'idea di poter subire lo stesso trattamento.
    Mi avvicino al barbone. Puzza. Lo vorrei in fin di vita sul pavimento, ma mi fa schifo, non voglio toccarlo. Gli assesto un forte calcio nelle palle che lo piega in avanti verso di me. Gli lego la borsa attorno al collo. Si dimena. Non può respirare. Si attacca ai miei polsi per liberarsi. Mi fa schifo. Stringo più forte per far sì che questo nostro contatto duri il meno possibile. Gli sputo in faccia. Non voglio parlare, ma voglio palesargli il mio disprezzo per la sua inettitudine. Schifoso, bastardo parassita, figlio di puttana. Finalmente cade a terra esanime.
    Prendo la mia carta d'identità dal piccolo ripiano dove precedentemente avevo firmato i fogli per l'avvio della procedura. Saluto tutti con educazione e mi dirigo verso l'uscita. Oggi mi hanno fatto incazzare e mi hanno creato un problema. A giorni devo partire e ho bisogno di un documento valido, un documento che non mi faccia avere problemi.
    Mentre varco l'uscita ci penso. Potrei fingere di averla smarrita. Potrei dire che ho perso la carta d'identità e sarebbero costretti a rifarmela. Sono felice di aver trovato la soluzione. Posso ottenere un nuovo documento, basta dichiarare il falso.
    Torno sui miei passi sorridente e rientro nell'ufficio anagrafe. C'è tantissima gente e lunghe file a tutti gli sportelli. Individuo quello con il cartello "carte d'identità". Mi accodo e attendo il mio turno mentre compilo il modulo per la domanda. Passa mezz'ora e finalmente tocca a me. Oltre il vetro di sicurezza c'è l'addetta all'emissione delle carte d'identità. È grassa e con una vistosa ricrescita nera in testa.
    "Dica"
    "Salve. Devo fare la carta d'identità"

    Ogni riferimento a fatti e persone realmente esistiti è puramente casuale
    [supersaibal]
    vendo questo spazio a 2 € per un intero anno + iva
    [/supersaibal]

  2. #2

  3. #3
    Utente di HTML.it L'avatar di TeoB
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    Dec 2004
    Messaggi
    592

  4. #4
    non per vantarmi, ma l'ho cresciuto io questo ragazzo.

    vantarmi?

    io?

    Non andare, vai. non restare, stai. non parlare, parlami di te...
    .oO Anticlericale Oo.

  5. #5
    surreale
    Tremal-Naik
    ******************************
    passa a LINUX
    **********
    la religione e' il freno che impedisce al povero di ammazzare il ricco

  6. #6
    Utente di HTML.it L'avatar di DydBoy
    Registrato dal
    Jul 2005
    Messaggi
    165
    Te l'ho detto su MSN e te lo ripeto qua, mi hai ricordato Bukowski mentre leggevo.
    Prendilo per un complimentone.

  7. #7
    Bravo, Sergiao (;
    La prima regola di Utonter è: non parlare di Utonter. La seconda regola: non si parla di Utonter - Ich habe eine schön bratwurst in mein leder hosen -... -.-. . -- --- / -.-. .... .. / .-.. . --. --. .

  8. #8
    Originariamente inviato da Fran©esco
    Bravo, Sergiao (;
    ci ho creduto fin quando non ho letto che la brasiliana si è lasciata baciare...

  9. #9
    Originariamente inviato da DydBoy
    mi hai ricordato Bukowski mentre leggevo.
    anche a me
    “Guardo in alto mentre cammino, così le lacrime non scenderanno...”
    Kyu Sakamoto

  10. #10
    Bello, ma non ci si comporta così.
    La pupille dovevi gettarle nel cestino, non sporcare il vetro di un ufficio pubblico. Male, male.

    (bel racconto)
    [supersaibal]Una volta qui c'era il bar Mario
    L'han tirato giù tanti anni fa
    E i vecchi, i vecchi, i vecchi i vecchi
    sono ancora lì che dicono che senza non si fa

    [/supersaibal]

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