Un caso di eutanasia 'passiva', estrinsecata nell'intervento attivo dell'anestesista. Cosi' il gip di Roma Renato Laviola definisce la morte di Piergiorgio Welby nel provvedimento di sette pagine con il quale ha deciso di respingere la richiesta di archiviazione del pm Gustavo De Marinis e di ordinare invece l'imputazione coatta per Mario Riccio, l'anestesista che aveva interrotto la ventilazione meccanica all'esponente dei Radicali. Il giudice ricorda l'esistenza del diritto, costituzionalmente garantito, a rifiutare le cure per motivi etici e religiosi, ma nella vicenda in questione, ci fu l'intervento attivo di Riccio, che non era il medico curante di Welby e che venne appositamente a Roma per interrompere la ventilazione al malato, affetto da una gravissima forma di distrofia muscolare progressiva. In questo caso, dunque, non si tratto' di una mera omissione di cure e trattamenti: secondo il gip, esiste un diritto alla vita, seppure non codificato, che si fonda su varie fattispecie e norme, quali le sanzioni previste per l'omicidio del consenziente e l'istigazione al suicidio .
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