Da I Promessi Sposi (A. Manzoni), Capitolo II
Dialogo fra Renzo e don Abbondio
- Ma mi spieghi una volta cos'è quest'altra formalità che s'ha a fare, come dice; e sarà subito fatta.
- Sapete voi quanti siano gl'impedimenti dirimenti?
- Che vuol ch'io sappia d'impedimenti?
- Error, conditio, votum, cognatio, crimen,Cultus disparitas, vis, ordo, ligamen, honestas, Si sis affinis,... - cominciava don Abbondio, contando sulla punta delle dita.
- Si piglia gioco di me? - interruppe il giovine. - Che vuol ch'io faccia del suo latinorum?Impossibile non notare il parallelismo fra questi due estratti da due opere così lontane nella forma e nel tempo; il conte Mascetti si erge ad antieroe moderno, novello don Abbondio che, non piegando la lingua al suo volere come il dotto curato ma, si badi bene, reinventandola ex-novo, si divincola da una situazione a lui avversa.Da Amici Miei
Dialogo fra il Mascetti ed un vigile
- Tarapia tapioco. Brematurata alla supercazzora o scherziamo?
- Prego?
- No, mi permetta. No, io; eh scusi noi siamo in quattro. Come se fosse antani anche per lei soltanto in due, oppure in quattro anche scribai con cofandina; come antifurto, per esempio.
- Ma quale antifurto, mi faccia il piacere! Questi signori qui, stavano suonando loro. Non si intrometta!
- No, aspetti, mi porga l'indice; ecco lo alzi così… guardi, guardi, guardi; lo vede il dito? Lo vede che stuzzica, che prematura anche. Ma allora io le potrei dire anche per il rispetto per l'autorità che anche soltanto le due cose come vicesindaco, capisce?