Ieri stavo ragionando sul problema della prostituzione in italia.
E' noto (perché accade in molti altri paesi), come la legalizzazione della prostituzione porterebbe in Italia non solo maggiori entrate fiscali, ma anche ad una maggior "pulizia" delle strade e sostanzialmente toglierebbe una grossa fetta di business clandestino alla malavita. Inoltre, da un punto di vista igienico, la normalizzazione della prostituzione permetterebbe un maggior controllo di eventuali ceppi infettivi e una maggior tutela per tutti.
Ai tempi della legge Merlin, aveva anche un senso, nonostante il parere contrario di molti intellettuali (tra i quali, per esempio, Montanelli) perchè la gestione dei "bordelli" italiani veniva direttamente dal Testo Unico delle leggi di Pubblica Sicurezza del regime fascista, che sostanzialmente vedeva la prostituta come una figura inferiore, da schedare e vessare, carne alla mercé dei tenutari dei bordelli. In quell'epoca molte prostitute si ammalavano e morivano per virus a trasmissione sessuale, anche perchè possiamo ben immaginare l'inesistenza di sistemi di contraccezione.
D'altra parte, la legge è sempre stata applicata o micro-modificata in modo illogico e ambiguo. E' reato lo sfruttamento della prostituzione, ma non l'esercizio della prostituzione come non è reato l'adescamento dei clienti che possono essere incriminati solo per atti osceni in luogo pubblico, ove colti in flagranza.
In questo modo ci troviamo di fronte a tre problemi:
- una grossa quantità di reddito non dichiarato (il giro d'affari della prostituzione in italia frutta annualmente 1033 milioni di euro alla 'ndrangheta, 770 milioni alla sacra corona unita, 250 milioni alla camorra e 170 milioni a cosa nostra. Da questo resta fuori la grande quantità di "clienti" che portano denaro verso la Svizzera, le cosiddette prostitute "indipendenti" che sono comunque un numero davvero trascurabile, e le africane che vengono trattate direttamente dai connazionali.)
- Nessun controllo sanitario né tutela per i soggetti interessati.
E poi il più grave:
- La prostituta, unico essere "pulito" nel triangolo formato da lei, dal "protettore" e dal cliente, di fatto resta sola e diventa uno scudo dietro il quale i criminali si celano. Una vigliaccheria istituzionalizzata, resa possibile da una legge dello stato. Una scappatoia fornita su un piatto d'argento: la prostituta fermata, ovviamente vessata da mesi di violenze che la rendono completamente assoggettata agli sfruttatori (le tecniche di vessazione delle "nuove ragazze" merita un capitolo a parte ed è realmente scabroso), e portata in questura, dovrà solo dichiarare che si prostituisce di sua spontanea volontà.
Costruirsi uno scudo a forma di donna è vigliaccheria. Come detto, la criminalità organizzata che si macchia di questa vigliaccheria ha un complice eccellente: lo Stato.
Che, tecnicamente, non ci guadagna niente. Anzi, dalla legge Merlin in poi è venuta a mancare una sostanziosa entratura fiscale. Ora, come ho detto prima, la legge Merlin, ai suoi tempi, in maniera molto "pura", mirava a evitare che lo stato continuasse l'attività di sfruttamento derivata dalle leggi fasciste. Oggigiorno i paesi europei che controllano la prostituzione lo fanno in maniera moderna offrendo anche assistenza sanitaria e tutela a chi si prostituisce, quindi fornendo servizi. Il normale rapporto "contribuente-stato".
Quindi è veramente debole l'obiezione "lo stato non può diventare uno sfruttatore". Mi sento più prostituta sfruttata io che pago le tasse anche per quei 2 miliardi di euro all'anno non dichiarati da nessuno e che allo stato attuale la prostituta non potrebbe dichiarare neanche se volesse.
Fino ad ora il più grosso veto all riapertura delle case di tolleranza, viene dalla Chiesa. Una delle tante ingerenze nella vita dello Stato italiano, ma che solitamente passa più inosservato e anzi viene giustificato da questo presunto compito moralizzatore del Vaticano.
Troppo semplice. Il Vaticano è uno Stato sovrano, prima che la rappresentanza di un credo.
Se la camorra facesse saltare in aria un ipotetico ministro latore di una legge per la normalizzazione della prostituzione, diremmo: per forza, la criminalità difende un proprio guadagno.
Se un qualsiasi stato, per esempio la Romania, si opponesse diplomaticamente all'applicazione di una tale legge in Italia (cosa fantapolitica inimmaginabile), penseremmo automaticamente: per forza, si vede che lo Stato Rumeno ci guadagna sulla tratta delle ragazze dell'Est.
Quando si è opposto il Vaticano, le domande sono sempre state a zero.
Non è logico.
Io vorrei cominciare a farmi questa domanda: che ci guadagna il Vaticano, dalla prostituzione illegale?
Mi pare lecito domandare. Cercherò di trovare qualche cortese risposta.
I vostri pareri (soprattutto quelli contrari) mi saranno di grande aiuto.