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Discussione: L'ultimo istante

  1. #1

    L'ultimo istante

    uno ...due...tre...quattro...cinque... uno ...due...tre...quattro...cinque... uno ...due...tre...quattro...cinque... uno ...due...tre...quattro...cinque...
    Il paramedico era accovacciato su di lui, e premeva sempre più forte sul suo sterno, mentre la barella veniva trasportata velocemente nell'ambulanza.
    Il rumore metallico delle gambe che si piegavano era totalmente coperto dalla forte sirena che non si era interrotta da oltre un ora.
    Tutt'intorno molta concitazione, urla, ordini, frenesia mista a senso d'impotenza che spesso colpisce gli astanti ed un leggero vuayerismo del macabro alimentato dal sangue e dai teli bianchi.
    George però non sentiva niente. L'ultimo suo ricordo era un colpo di pistola, la mano che d'istinto andava verso la gola, e la vista del suo sangue. Poi niente.
    Adesso tutto era silenzioso, esattamente come quando aveva 6 anni ed insieme alla servitù si ritrovava a camminare nell'immenso parco annesso alla villa, dove gli alberi erano immensi e l'odore dei fiori era più intenso di quello delle pompose amiche della madre, che ogni lunedì si riunivano a prendere il thè.
    Nella sua testa tutto era ovattato, non riusciva ad aprire gli occhi, non riusciva a muoversi, ne a proferir parola. Era immobile, come se un masso lo schiacciasse permettendogli solo di respirare a fatica, quasi ansimando.
    Eppure quando era piccolo adorava correre a perdifiato, fino allo stremo, e fermarsi sulla sponda del lago a guardare il sole tramontare. I polmoni che scoppiavano, la pelle sudata, e il cuore che batteva all'impazzata, mentre intorno a lui, la brezza pomeridiana cullava dolcemente le frasche.
    Il lago era enorme, a stento riusciva a vederne la fine e solo quando le giornate erano limpidissime, cosa piuttosto rara nella contea dove viveva, si intravedeva quel piccolo isolotto nel mezzo, forgia di innumerevoli sogni epici, e di terribili incubi notturni.
    Adesso george avrebbe tanto voluto tornar bambino, ed esser nuovamente sulla riva del lago, a guardare il tramonto, con le sue scarpette di vernice, e quei piccoli ciottoli che non facevano mai abbastanza rimbalzi.
    Fu proprio in quel lago che conobbe Elisabeth, qualche anno più tardi, quando le sue guance ospitavano la prima peluria e la sua voce si abbassava di qualche tono.
    I suoi genitori, proprietari di una miniera di carbone, si erano trasferiti dalla città dove l'aria diventava sempre più irrespirabile e la vita per una giovane anciulla non era delle più raccomandabili.
    George non avrebbe mai dimenticato gli occhi di betty, ne tantomeno il sorriso che le illuminava il volto rendendola quasi angelica, celestiale, ancor più splendente dei gioielli che sua madre custodiva gelosamente in quello scrigno intarsiato giunto dall'oriente.
    Gerge avrebbe voluto urlare il suo nome adesso, tanto era lo sconforto e il dolore che certi ricordi provocavano, ma neanche un sibilo dalle sue labbra, e tutto intorno a lui restava terribilmente buio e silenzioso, come la piccola stanza dove passava le notti, quando i suoi genitori volevano punirlo per qualche guaio combinato, o per qualche marachella scoperta in momenti di troppa tensione familiare.
    Perchè suo padre, William II°, era un importante uomo d'affari e il suio umore influenzava notevolmente la vita della famiglia divisa fra lussi e viaggi mozzafiato quando gli affari andavano a gonfie vele, e disccusioni e punizioni, quando la recessione comprometteva il suo lavoro.
    Un uomo forte e risoluto, troppo occupato ad accumular ricchezza per occuparsi a tempo pieno della sua famiglia, abbastanza generoso da non fargli mai mancare niente, ma non abbastanza da non fargli anche l'affetto.
    Una pacca sulla spalla dopo il diploma, ed una stretta di mano dopo il congedo furono la più profonda intimità che mai riuscì ad ottenere da suo padre, e neanche al funerale della madre scattò l'abbraccio che tanto desiderava.
    Adesso anche il padre era morto, da quasi un decennio ormai, e la villa in campagna era l'unica meta esotica che si concedeva quando i ritmi lavorativi era troppo alti e sentiva il bisogno di restar un po' chiuso in se, pranzando sul lungo tavolo di ciliegio in quella sala dove l'eco faceva risuonare i suoi passi, come un intero plotone in marcia.
    Il ricordo dei suoi genitori che sedevano a tavola, così distanti l'uno dall'altra, era uno specchio della vita reale, fatta di attese e di silenzi, strazianti più per lui che per sua madre.
    Nonostante questo aveva preso molto dal padre, anche vecchie abitudini come quella di verarsi un po di cherry, custodito nel mobiletto porta liquori a forma di mappamondo, che suo padre teneva nella libreria. L'odore di legno era fortissimo, e sul pavimento erano ancora visibili i segni della poltrona dove suo padre centellinava il liquore per so nei suoi pensieri, con lo sguardo fisso nel vuoto con l'espressione di chi ha tanti rimpianti ma non la forza di porvi rimedio.
    George non si era più seduto su quella poltrona dalla morte del padre, convincendosi che lui non ne avrebbe mai avuto bisogno, che sarebbe stato in grado di essere un uomo migliore o di sopportare meglio il peso che lo attanagliava nei momenti di crisi.
    Ma adesso quel peso lo stava stritolando. Sentiva dentro di se il desiderio di tornare alla sua vita, dalla moglie, molto più giovane di lui ed al suo studio, all'ultimo piano di un palazzo di epoca vittoriana dal quale poteva osservare tutta la città, come fosse un angelo seduto sulla cima del mondo.
    D'improvviso sentì qualcosa, non capiva quanto tempo fosse passato ma una leggera sensazione di caldo lo pervase. Era una lacrima, si era sicuro, si trattava di quello. Era da quando era bambino che non piangeva, ma quella sensazione non l'avrebbe mai dimenticata, e torno a sperare,cercando di cogliere il minimo odore, sapore, suono. Ecco, qualcos'altro, troppo flebile per il momento per distinguerlo, ma era un suono. andava lentamente ad aumentare, quasi impercettibilmente quando finalmente riusci a distinguerlo chiaramente, era un "Bip". Poi il suono rallentò, lo sentiva sempre meno di frequente, ma si aggrappava con tutte le sue forze a quell'unico spiraglio di vita, nell'oscurità che lo circondava.
    D'improvviso il "bip" s'interruppe, facendolo ripiombare nel silenzio, ed un istante dopo riprese, continuo, ininterrotto, ma ormai george non poteva più sentirlo.
    Non andare, vai. non restare, stai. non parlare, parlami di te...
    .oO Anticlericale Oo.

  2. #2

    Re: L'ultimo istante

    Originariamente inviato da seifer is back

    Il paramedico era accovacciato su di lui [...] ma ormai george non poteva più sentirlo.
    Troppo lungo, non ho mica voglia di leggere tutta 'sta roba qua... Chi mi fa un riassunto di max 200 parole?

  3. #3
    i nuovi protocolli IRC prevedono trenta compressioni consecutive
    Vascello fantasma dei mentecatti nonchè baronetto della scara corona alcolica, piccolo spuccello di pezza dislessico e ubriaco- Colui che ha modificato l'orribile scritta - Gran Evacuatore Mentecatto - Tristo Mietitore Mentecatto chi usa uTonter danneggia anche te

  4. #4
    Utente di HTML.it L'avatar di nestore
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  5. #5
    Utente bannato
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    bello

  6. #6
    Bello, bravo. Occhio agli accenti.
    [supersaibal]
    vendo questo spazio a 2 € per un intero anno + iva
    [/supersaibal]

  7. #7
    El rumbero
    Guest
    Originariamente inviato da leon4rdo
    bello

  8. #8
    Originariamente inviato da Sergiao
    Bello, bravo. Occhio agli accenti.
    quando scrivo queste cose, vado di getto e non mi piace rileggermele. Capisco che forumisticamente sia fastidioso (mi aveva già fatto un appunto anche rebelia sull'imprecisione dei miei scritti) ma fondalmentalmente, scrivo più per me stesso che per gli altri.

    quindi per adesso, vogliate scusarmi, ma ci saranno sempre errori.
    Non andare, vai. non restare, stai. non parlare, parlami di te...
    .oO Anticlericale Oo.

  9. #9
    El rumbero
    Guest
    il seguito?

  10. #10
    Originariamente inviato da seifer is back
    quando scrivo queste cose, vado di getto e non mi piace rileggermele. Capisco che forumisticamente sia fastidioso (mi aveva già fatto un appunto anche rebelia sull'imprecisione dei miei scritti) ma fondalmentalmente, scrivo più per me stesso che per gli altri.

    quindi per adesso, vogliate scusarmi, ma ci saranno sempre errori.
    bello! mi è piaciuto


    [ot]il tuo avatar... ho gia visto quella scena da qualche parte... cos'è? :master: [/ot]
    Proudly statisticheited bai UTONTER
    Ph'nglui mglw'nafh Cthulhu R'lyeh wgah'nagl fhtagn
    Nella sua dimora di R'lyeh, il morto Cthulhu aspetta sognando

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