Uhm.
L'altra sera, a cena con una mia amica che fa l'insegnante, stavamo parlando del fatto che oramai i genitori, di fronte alle bocciature dei figli, si accaniscano con la scuola, invece che rimproverare i propri figli: ricorsi al tar, minacce e a volte anche le mani.
Secondo me questa degenerazione è un ulteriore sottoprodotto della cultura che ci passa la televisione. Quando eravamo ragazzi noi, se venivi bocciato erano sganassoni. Se vuoi almeno "provare" a fare qualcosa nella vita, non dico divenire imperituro, ma comunque avere qualche mezzo in più, un po' di impegno ci vuole. E poi è anche una questione sociale: finché non cominci a versare contributi, tasse, sei un microparassita della società che ha un unico compito: studiare a scuola. Conviene farlo, per avere il proprio posto nella società civile.
Invece quello che oramai ci passa la televisione, è un concetto allucinante: i parassiti diventano qualcuno. Non sai fare niente? Bene, puoi diventare qualcino.
Quello che non ci dicono è che questa fama è effimera, ma chissenefrega: il popolo bue deve esaltarsi vedendo il cretino di turno seduto su una poltrona che diventa famoso per un'estate.
Già ci sono i primi genitori-prodotto di questa sottocultura, e sono quelli che minacciano il preside quando il proprio piccolo tronista viene bocciato.
Vi avverto: sarà sempre peggio, perché se va avanti così, sarà sempre più normale. I ragazzi che oggi stanno crescendo con i programmi della De Filippi saranno i genitori di domani. E per quei figli non c'è la benché minima possiblità di salvezza.
Il sistema dovrebbe essere smontato ora. Un giorno potremmo rimpiangere di non aver fatto nulla adesso.
So che ci sarà chi risponderà: cosa suggerisci?
Non lo so, ci devo pensare. Forse è meglio restare a guardare mentre tutto va a rotoli.