[ZEUS News -
www.zeusnews.it - 14-02-2007]
A volte ritornano: per esempio, uno che è sempre in sella (soprattutto quando c'è odore di vendita di aziende per miliardi di euro, di un giro finanziario fatto di commissioni, advisor, banche, Consob, fondi di investimento, giochi finanziari puliti o perlomeno oscuri) è Berardino Libonati, che il governo Prodi ha voluto nominare presidente e garante di Alitalia, di cui ancora controlla la maggioranza, nella fase più delicata della sua privatizzazione e ristrutturazione.
Libonati è uno specialista di queste cose: lo ha dimostrato da grande avvocato di affari quale è, quando fece il presidente-consulente-avvocato di Telecom Italia quando Colaninno la scalò con la famosa Opa, in cui (ormai è acclarato) non ci mise una lira e ne uscì pieno di soldi e lasciando Telecom carica di debiti.
Ora tutti riconoscono che quell'Opa fu un grave errore, che fu all'origine di molti dei mali finanziari e organizzativi di Telecom, che è una macchia sul conto del centrosinistra: lo stesso D'Alema, il premier che allora la permise e sponsorizzò, ha ammesso qualche errore e se ne è lavato le mani.
I magistrati stanno indagando su Consorte, già patron delle Coop, che sull'Opa Telecom ci fece 50 milioni di euro di guadagno in consulenze, una parte delle quali potrebbe essere andata al maggior partito della sinistra al governo allora.
Berardino Libonati allora c'era: fu un protagonista di primo piano, il "notaio" dell'operazione. E ora il Governo cosa fa? Lo mette a capo di un'altra grande privatizzazione, quella di Alitalia.
I meno contenti saranno i lavoratori Alitalia: Libonati fu l'uomo che chiuse l'Olivetti Informatica di Ivrea mandando a spasso migliaia di operai. Non è un auspicio incoraggiante per molti di loro e neanche una bella scelta per un governo di centrosinistra.