Principio di precauzione: "nel dubbio, ad esempio di fronte a tecnologie di cui non si conoscono i processi di gestione e di controllo dei possibili impatti, si ricorre alla sapienza antica, secondo cui è meglio essere prudenti in condizioni di ignoranza".
Tratto da dichiarazione rilasciate dal Luciano Caglioti, docente di Chimica Organica all’Università La Sapienza di Roma e da Carlo Bernardini oggi professore emerito all'Università di Roma La Sapienza:
Sembrerebbe un principio ottimo, e in parte poteva esserlo in società agricolo-pastorali come era quella italiana fino a non molti decenni fa. Ma in una società industrializzata qual è quella in cui viviamo oggi, che si basa su un elevato numero di tecnologie molto complesse di cui i più ignorano i principi e i processi, è ancora così?
Perché spesso ci si oppone alle nuove tecnologie? Per timori di possibili conseguenze sulla salute, sull'ambiente o sulla qualità della vita.
Sono timori provati? Molto spesso no. Tuttavia, siccome non è possibile escludere in modo certo l'imprevista possibilità di eventi negativi, nel dubbio, si preferisce applicare il “principio di precauzione” e si blocca tutto.
Ma è normale che si parli sempre e solo di rischi e non del rapporto rischi-benefici? Che nemmeno le istituzioni si preoccupino di informare seriamente sulle conseguenze del ritardo tecnologico che ci separa sempre più dagli altri Paesi industrializzati con cui si pretende di competere?