"Tutto il resto è noia, no/ non ho detto gioia, ma noia..." è il ritornello di una delle canzoni più famose di Franco Califano. E la frase "Tutto il resto è noia" è piaciuta talmente tanto agli organizzatori del Festival nazionale della cultura del Pdci che l'hanno utilizzata come slogan sui loro manifesti. Immediata la reazione del Califfo: "Non sono stato mai interpellato. Un'offesa essere accostato a falce e martello", ha detto a Il Giornale.
Dunque Califano non ha gradito questa citazione perché "ferocemente anti comunista. Avrebbero potuto prendere una frase di Fidel Castro o di Marx o di Che Guevara o di chi piace a loro. Ma non una delle mie". Ma a stupirsi pare non sia stato solo il cantautore: "Ho ricevuto tante telefonate di persone che mi chiedono: ma sei passato dall'altra parte? Sei diventato comunista? Macché. Non solo non sono passato con loro, ma non ho neanche preso una lira. Zero".
Rispetto all'intervista rilasciata a Il Giornale l'avvocato di Franco Califano, Marco Mastracci, ha reso noto (come riporta l'Ansa) che l'artista stigmatizza il comportamento del comunisti per aver fatto proprio il titolo della sua canzone. Il Califfo si è molto adirato soprattutto per l'utilizzazione della sua opera senza alcuna preventiva autorizzazione, senza pagare alcunchè, "nè dare a Califano quel che è di Califano. Tutto il testo è noia!". L'intervista del Califfo al quotidiano, diretto da Maurizio Belpietro, termina con una velo di malinconia: "In tutta l'estate ho più di quaranta concerti in giro per l'Italia ma nessuno qui (a Roma, ndr). Non mi hanno voluto, punto e basta".