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Agrigento, l'acqua è un affare Nestlè
CATANIA - La Regione Siciliana ha concesso alla multinazionale Nestlè, la stessa che controlla l'acqua San Pellegrino, il permesso di produrre nell'arco di un quinquennio 250 milioni di litri di acqua. Dagli attuali 16.500 pezzi l'ora, come scrive oggi il quotidiano 'Repubblica', agli oltre 46 mila pezzi previsti e pianificati. La nuova etichetta prende il nome di 'Vera Santa Rosalia', e ha un costo di 33 centesimi a bottiglia.
Ma la notizia dell'ampliamento della concessione Nestlè ha provocato proteste a Santo Stefano di Quisquina, dove c'è la fonte dell'acqua. Il timore dei manifestanti è che la multinazionale con le sue macchine scavi troppo in profondità e prosciughi presto le vene sorgive. C'è stata persino un'interrogazione parlamentare del deputato di Sinistra democratica, Angelo Lo Maglio che ha denunciato al ministro dell'Ambiente che è dimostrata "la pericolosità dei prelevamenti acquiferi perchè costuirebbe un'ulteriore diminuzione della riserva già danneggiata".
"Vada ad Agrigento l'acqua di Agrigento". Dice Pino Apprendi, deputato regionale Ds. "Trovo assurdo concedere lo sfruttamento per usi commerciali dell'acqua che scorre a pochi chilometri dal centro abitato - continua Apprendi - quando i cittadini di Agrigento possono usufruire di questo bene insostituibile solo per poche ore la settimana".
"Presenteremo un'interrogazione al presidente Cuffaro, evidenziano come l'intensivo sfruttamento cui saranno soggette le vene sorgive porterà, inevitabilmente, all'esaurimento delle stesse". E conclude: "Siamo di fronte, insomma, ad un classico caso di privatizzazione dell'acqua: fra poco tempo, i cittadini agrigentini saranno costretti a pagare profumatamente l'acqua che scorre nel loro sottosuolo".
14/07/2007