MOSCA (2 agosto) - La Russia ha piantato la sua bandiera sotto il polo Nord. I due batiscafi della spedizione scientifica inviata a mappare i fondali artici hanno toccato stamani il fondo del mare a oltre 4mila metri di profondità. Il primo apparecchio, "Mir-1" (pace in russo), è arrivato fino a 4.261 metri, "Mir-2" invece è sceso negli abissi fino a 4.302 metri, Sui fondali del polo, gli equipaggi dei batiscafi - sei persone fra marinai e scienziati oltre a un "turista", il milionario svedese Frederik Polten, che ha pagato tre milioni di dollari per scendere nwegli abissi con i batiscafi russi - hanno piantato un vessillo bianco, blu e rosso della Russia in titanio dell'altezza di un metro.
Secondo Mosca, quella portata a termine oggi è una missione che non ha precedenti nella storia delle spedizioni scientifiche al polo Nord. Un traguardo salutato con toni trionfalistici dalle autorità russe, che hanno paragonato, per «rischio e eroismo», la discesa nei fondali marini agli astronauti che hanno «piantato una bandiera sulla Luna».
I due scafi subacquei, in grado di resistere a immani pressioni e già utilizzati per girare alcune scene del film "Titanic" di James Cameron, sono stati salutati da un orso bianco, che si è piazzato vicino al buco fatto nel ghiaccio per far scendere le navicelle ed è rimasto a osservare l'operazione. Secondo il deputato della Duma russa Artur Cilingarov, a osservare il tuffo verso i fondali c'erano anche da aerei spia americani: la missione russa infatti non ha soltanto lo scopo di oltrepassare l'ultima frontiera degli abissi marini, ma anche di fornire prove a Mosca per una rivendicazione territoriale.
La missione, a cui partecipano due deputati e uno scienziato russi, mira infatti a rafforzare le rivendicazioni del presidente Vladimir Putin sugli immensi giacimenti petroliferi e di gas naturale che - secondo gli esperti russi - si trovano sotto la calotta polare artica. L'esplorazione dei fondali artici non avviene infatti solo per motivi scientifici: la Russia intende accumulare prove per rivendicare la sua sovranità sulla zona polare e ottenere quindi i diritti di sfruttamento su circa 1,2 milioni di chilometri quadrati di banchisa polare. Se la Russia riuscisse a dimostrare la continuità - attraverso una catena montuosa sottomarina - della sua «piattaforma territoriale», potrebbe avanzare all'Onu una richiesta di ampliamento dei suoi confini marittimi, mettendo così le mani su questo pezzo di Artico e sui giacimenti di idrocarburi presenti nella zona. Secondo gli esperti le riserve presenti in quest'area dei fondali del polo Nord sono infatti quantificabili in 9-10 miliardi di tonnellate.
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da notare che sotto il fondale al Polo Nord ci sono dei giacimenti di gas naturale