Avete letto la lettera, comparsa ieri in questa pagina (clicca qui), della ragazza che aveva comprato la casa dei suoi sogni (di 40 mq) e un anno dopo è stata costretta a venderla perché il mutuo caldamente consigliato dalla banca era passato da 1.000 a 1.500 euro al mese? Dove aggiunge che, beffa delle beffe, al fondo stanziato per i giovani che acquistano la prima casa, lei non ha diritto, perché non è sposata? In poche ore sono arrivati oltre cento messaggi con storie simili alla sua, che narrano come la vita dei giovani sia diventata impossibile a Milano, stretti come sono, da un lato, tra precarietà, stipendi fermi ai valori della lira e prezzi delle case alle stelle e, dall'altro, tra banche che non di rado sembrano aver imparato la lezione degli usurai. Non sa, chi amministra e decide, che una città senza giovani si spegne, asfissiata dalla mancanza di creatività e di idee nuove che solo da loro possono venire? Inutile illudersi, succederà anche a Milano, che pur è stata per decenni metropoli creativa per antonomasia.
Non sarebbe allora il caso — provvedimento minimo — di allargare anche ai single quel contributo per la prima casa, magari chiedendo ai consiglieri regionali, già ampiamente stipendiati, di rinunciare al nuovissimo aumento di 350 euro mensili che si sono concessi, e di utilizzarlo per cercare di conservare alla città i suoi migliori giovani?
http://www.corriere.it/vivimilano/cr...tti_vivi.shtml
al di lá della proposta dell'autrice dell'articolo, io mi chiedo: ma in che razza di bambagia vivono i quotidiani italiani?
Voglio dire, perchè devono aspettare la lettera di una tizia che spiega il suo caso per rendersi conto del dramma e delle difficoltà dei giovani e della loro emancipazione?
Questa qui cade adesso dalle nuvole, ma dove cavolo ha vissuto negli ultimi 10 anni quando il prezzo delle case è cresciuto a ritmo del 9-10% annuo?
Rimpiango un certo tipo di giornalismo piú attento ai problemi dei cittadini e di come risolverli, che non cosí attaccato all'alta politica, all'alta finanza e ai giochi di potere.
Non che le due cose siano escludenti, anzi, ma è che una delle due è stata esclusa dai contenuti dei quotidiani quando invece dovrebbero convivere.
Rimpiango seri articoli d'opinione dove il quotidiano non prende la posizione rispetto a un partito o a un ideologia, ma rispetto ai cittadini.