ERA AFFETTO DA ORNITOSI
Anziano ucciso dal batterio dei piccioni
Il 74enne era curato da una ventina di giorni all'ospedale di Careggi, dove i medici gli avevano diagnosticato una grave forma di ornitosi, un’infezione derivata da un batterio che si trasmette anche all'uomo dal piccione
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L'ospedale di Careggi Firenze, 30 agosto 2007 - Aveva 74 anni ma era in piena salute. Mai avuto nulla, nemeno un’influenza. Per questo, quando l’uomo si è ammalato, i primi giorni di marzo, sua moglie non aveva preso troppo sul serio la cosa. Poi la febbre è salita. Sempre di più. L’allarme è suonato quando il termometro ha superato i 40 gradi. L’uomo è stato ricoverato a Careggi, dove i medici hanno immediatamente riscontrato per una forma molto grave di polmonite e pleurite. Il giorno successivo il suo stato si è aggravato. Colpito da uno shock settico è stato intubato e portato in terapia intensiva, dove, imbottito di farmaci, è rimasto in cura per una ventina di giorni.
Visitato dai massimi specialisti di ogni branca della medicina, nessuno ha saputo, per molti e disperati giorni, trovare un nome all’infezione che stava divorando i polmoni, il fegato e i muscoli dell’uomo che fino a pochi giorni prima era in perfetta slaute. Uno sportivo sempre in bicicletta, un nuotatore provetto. Su di lui vengono provati vari test, analisi batteriologiche di ogni tipo, fatte ricerche delle malattie più rare. E’ l’infettivologo che trova la soluzione. tenta con il test da chlamydia psittaci. E’ positivo. A questo punto i medici sanno cosa combattere: un’ornitosi, ovvero un’infezione grave da chlamydia psittaci, un batterio che si trasmette anche all’uomo dal piccione. Per via aerea, ossia respirando la polvere degli escrementi essiccati che i volatili lasciano qua e là, dai nidi abbandonati che disfacendosi svolazzano, e anche dal piumaggio che persono e che magari è stato a contatto con le feci.
Ci tiene la moglie Anna, ora che il marito è morto dopo mesi di sofferenze, a denunciare il suo caso. "A chiedere alle autorità sanitarie che si prendano cura della salute dei cittadini. Che allontanino i piccioni. Che gli ambientalisti smettano di fare assurde campagne in difesa dei volatili. Capite che ci attaccano ogni tipo di malattia". Detto così, da lei, è comprensibile anche un eccesso di rabbia. Perché suo marito non era un allevatore di polli né per alcun motivo era stato a contatto con uccelli. ma un uomo normale e sanissimo.
Anna racconta, e ancora pesa come un macigno la scomparsa di suo marito. A momenti la sua voce trema. Ma è convinta di portare avanti questa battaglia per il bene di tutti.
"Quella di mio marito è una morte assurda che poteva essere evitata". Scrive lettere la signora Anna. Scrive ai movimenti ecologisti, alla Lipu, agli assessori, perché "si sensibilizzino al problema". "Se questa malattia l’ha presa mio marito vuol dire che si attacca facilmente. Lui era un macigno, me l’hanno detto e ripetuto i medici che lo hanno avuto in cura. Dopo mesi di sofferenze era riuscito anche a sopravvivere alla chlamydia. Ormai si stava rimettendo in forma, faceva riabilitazione. E’ morto il 9 luglio perché ha preso un’altra infezione in ospedale. Stavolta il suo corpo era debilitato e lui non ha avuto scampo".
"Mi sembra che la malattia sia sottovalutata — continua la signora Anna — Non ci sono colonie di piccioni vicino a casa nostra. Quindi vuol dire che mio marito l’ha presa passeggiando per Firenze. O andando in bicicletta. Ma è possibile una cosa del genere?". Con il test ha individuato la malattia, Francesco Leoncini, direttore della Sod malattie infettive dell’azienda ospedaliero-univeristaria Careggi: "Qui all’ospedale vediamo due o tre casi all’anno. Solitamente si risolvono positivamente con l’uso di antibiotici mirati — dice — Non credo però che si tratti di un problema di salute pubblica. Sicuramente prendere provvedimenti per diminuire il numero dei piccioni può essere utile, anche se non sarà semplice".
Conosce il caso anche il direttore dell’unità operativa di malattie infettive dell’Asl, Francesco Mazzotta. Dopo la morte dell’uomo in Comune è stato organizzato un vertice per l’igiene e la salute pubblica al quale con Leoncini ha partecipato anche lui. "Sono vari i casi di ornitosi che si sono manifestati in questi ultimi anni: sono stati curati e sono guariti — dice Mazzotta — Si tratta di una malattia acuta che colpisce seriamente gli organi vitali, riconoscibile con un apposito test. Per fortuna non è così vastamente diffusa. Certamente è un bene che vengano prese serie precauzioni, perché trattandosi di malattia infettiva il contagio può fare danni".
Ilaria Ulivelli