San Raffaele, San Carlo, San Donato, Sant'Ambrogio, San Giuseppe, Santa Rita e San Pio X: la crème della sanità privata lombarda è nel mirino dell'autorità giudiziaria. E pezzi da novanta come Giuseppe Rotelli, Mario Cal, Francesco Paolo Pipitone, la famiglia Ciardo sono indagati da Guardia di finanza, Nas e Squadra mobile. Sospettati, loro che hanno trasformato la salute in Lombardia in un business da un miliardo e 200 milioni di euro l'anno, di avere corretto, se non corrotto, parte del sistema.
A fare luce sulla nuova sanitopoli lombarda sono tre inchieste della Procura di Milano affidate congiuntamente ai pm Tiziana Siciliano, Grazia Pradella e Sandro Raimondi, e quindi, praticamente, unificate in un'unica maxi-indagine. Che ha rovinato le vacanze a un bel po' di big. Perché gli avvisi di garanzia per i reati di truffa al Sistema sanitario nazionale e falso ideologico nella compilazione delle cartelle cliniche stavolta hanno colpito in alto.
Fino a Giuseppe Rotelli, il re della sanità lombarda, consulente al ministero della Salute con Gerolamo Sirchia, proprietario di 17 case di cura private, con 3.700 posti letto e un fatturato annuo di 650 milioni di euro, quattro delle quali a Milano, finite nel setaccio della Procura. Ma Rotelli possiede anche il 5 per cento di Rcs Mediagroup che lo porta a un passo dal patto di sindacato, e ha amicizie importanti in Mediobanca. Oltre che in Regione, dove, negli anni '80 ha collaborato in maniera importante all'estensione del Piano sanitario, firmato dal socialista Sergio Moroni. Del suo gruppo sono state perquisiste le cliniche San Donato, San Siro, Sant'Ambrogio e Galeazzi e sono state sequestrate cartelle cliniche che dimostrerebbero, secondo gli inquirenti, palesi falsificazioni finalizzate a ottenere rimborsi ingiustificati per milioni di euro dalla Regione.
Dopo il magnate Rotelli, l'onda dell'inchiesta ha raggiunto persino il San Raffaele dell'intoccabile don Luigi Verzè. La Procura di Milano ha avviato un'inchiesta su ricoveri irregolari eseguiti nella casa di cura San Raffaele-Villa Turro. Risultato: il legale rappresentante della Fondazione San Raffaele, Mario Cal, il direttore sanitario e alcuni responsabili di reparto sono indagati per gli stessi reati contestati al gruppo di Rotelli.
Gli stessi reati vengono contestati anche a imprenditori meno noti, come il notaio siciliano Francesco Paolo Pipitone, titolare della Casa di cura Santa Rita, uno dei poli più dinamici della sanità privata nel capoluogo lombardo. Come pure sono sotto indagini della Squadra mobile milanese gli ex proprietari della Casa di cura San Giuseppe, mentre i Nas indagano sui frati camilliani proprietari della clinica Pio X, i cui nuovi vertici, dopo gli esami dei bilanci, hanno deciso di dimettersi. Addirittura in manette è poi finita buona parte della famiglia Ciardo, proprietaria della clinica San Carlo, i cui vertici sono stati azzerati dagli arresti.
Quella che gli inquirenti disegnano come una gigantesca truffa ai danni del Ssn è tutta scritta nella sintesi di 8 milioni di cartelle cliniche emesse dal 2003 al 2006 da tutti gli ospedali pubblici e privati convenzionati della Lombardia. Che il colonnello della Guardia di Finanza Cesare Maragoni, comandante del Gruppo tutela spesa pubblica del nucleo di Polizia tributaria di Milano, porta sempre con sé. Nel suo computer ci sono milioni di dati incrociati, a giustificazione di un'indagine che scuote l'intero sistema della sanità privata lombarda.
Dodici finanzieri, assistiti dai periti del Tribunale, in un anno hanno esaminato poco meno della metà delle cartelle degli istituti clinici privati accreditati. Ma hanno già scoperto che nella regione che investe il 74 per cento del suo bilancio nella sanità, facendo dei centri privati il suo fiore all'occhiello, nessuno controlla dove va a finire quel miliardo e 200 milioni di euro all'anno erogato in rimborsi alle strutture accreditate.Ottantamila di quelle cartelle sarebbero state truccate, gonfiate, falsificate per ottenere rimborsi illeciti per almeno 18 milioni di euro.
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