Mamma, sono uscito come tutte le sere con gli amici, e mi hai chiesto come tutte le sere se avessi intenzione di rincasare tardi. Come tutte le sere ti ho risposto "No", sapendo benissimo che "no" avrebbe voluto dire "sì". Sono andato al Bar in centro e non è successo un cazzo, come tutte le sere. Ho letto che in un locale in centro a Torino, un automobilista ha avuto un raptus e ha sterzato contro i tavolini con la gente seduta fuori. Lì al Bar in centro non può succedere erché le macchine non ci possono passare. La cosa più emozionante che è successa al Bar in centro è stata quella volta che un piccione ha preso in faccia una mia compagna delle superiori. Si era alzata tutta figa dalla sedia scuotendo la testa e i capelli come faceva Cindy Crawford nella pubblicità della Loreal, e proprio in quel momento un piccione le è planato in mezzo ai sentimenti. Mamma, ricordo che per le risate ho vomitato. Al Bar in centro c'è ancora una targa perché da quelle parti un piccione in faccia e uno che vomitava non si erano mai visti. Roba da città grossa. Mica da scherzarci sopra.
Comunque sia, sono uscito e sono andato in macchina, e non potevo immaginare, mamma, quello che mi sarebbe capitato quella sera. Quando ci siamo alzati dal Bar in centro allora abbiamo deciso di prendere sei macchine a testa e siamo andati addirittura fino al Pub appena fuori dal centro. Lo so, mamma, mi dici sempre di non fare viaggi lunghi soprattutto la sera che uno è stanco, ma che vuoi farci, siamo giovani, pensiamo di essere immortali. Arrivati al wellington, anche lì non è successo un cazzo. Ma lì le cose capitano sempre dopo le tre di notte si sa. E anche le cose che capitano lì, non è che siano roba da metropoli. Una volta è capitato che ho rotto un bicchiere. Come mi sono spaventato, mamma. Anche tutta la gente ha fatto un salto. Mi ricordo che ho raccolto i vetri e tutti mi dicevano di stare attento a non tagliarmi. Ma io li raccoglievo lo stesso, mamma, vedessi come li raccoglievo. Come mi hai insgnato tu, mamma, partendo dai pezzi grossi e mettendoci dentro i pezzi più piccoli.
Alla fine mi sono fatto un taglietto piccolo, ma non l'ho detto a nessuno, non volevo suscitare scalpore. Poi capita sempre che ti fanno stendere per terra, ti portano un bicchiere d'acqua, chiamano l'ambulanza, e tu sei lì a dire "no no, non c'è bisogno, sto bene", ma loro niente, mamma, come dici sempre tu oggigiorno trovarsi uno che si fa i cazzi suoi è come cercare un chicco di mais in un fienile. Che non ho mai capito perchè uno dovrebbe cercare del mais in un fienile, mamma, ma non te l'ho mai chiesto perché alla fine forse la prima lezione che si può imparare da quella frase è che devo farmi i cazzi miei anche io. Mica da scherzarci sopra.
Ma sto divagando, mamma. Ora sono seduto qui e anche questa sera non sta succedendo una sega. Io come al solito mi sono perso in giro per i sentieri dei cazzi che ho in testa, e sento la gente intorno dire che non ce la faccio. Hanno chiamato anche un medico che ha portato qui, al Pub, uno di quei macchinari che fanno "pim" per vedere se uno è vivo. Me l'ha attaccato e ha detto che sono clinicamente morto dal 1986. Che io sia morto o no, non lo so, ma non voglio intralciare il lavoro di un professionista. Ora li sento dire che è un peccato non essersi accorti prima che non ero vivo, perchè non mi avrebbero chiesto i soldi per la pizzeria o per le vacanze: insomma, se uno è morto, non è buona creanza chiedergli anche dei soldi, perché magari c'ha già i suoi bei problemi. Io vorrei dire che se sono morto allora non è tanto grave,
mamma, perché posso continuare a stare così per ancora un bel po'. Ma sto zitto, mamma, come mi hai insegnato tu. Mi faccio i cazzi miei che non si sa mai, mamma. Anche adesso che stanno allestendo la camera ardente. Vorrei dire che non c'è bisogno di darsi tanta pena, che
posso anche andarmene a casa, ma non vorrei che poi tutta sta gente che si sta prodigando ci rimanesse male.
Ora che il signore mi sta chiudendo il coperchio mi sto un po' cagando addosso, mamma, però sto zitto: mi ricordo quando mi dicevi che disturbare la gente che lavora è come mettere un chiodo nel culo di una marmotta. Al momento non capivo, cosa volessi dire, ma penso che la marmotta non sarebbe felice, con un chiodo nel culo. Quindi sto zitto.
Qui c'è buio, mamma, ma non ho paura.
Solo, la prossima volta è meglio che non mangio peperoni e fagioli, prima di farmi seppellire.
Mamma.