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Un pellegrinaggio è un viaggio compiuto per devozione, ricerca spirituale o penitenza verso un luogo considerato sacro.
La definizione di pellegrinaggio indica dunque un “viaggio per”, un andare finalizzato, un tempo che l'individuo stralcia dalla continuità del tessuto ordinario della propria vita (luoghi, rapporti, produzione di reddito), per connettersi al sacro.
Il termine proviene dal latino peregrinus, da per + ager (i campi), dove indicava colui che non abita in città, quindi lo straniero, ovvero qualcuno costretto a condizioni di civilizzazione ridotte.
Il suo uso posteriore invece - il nostro - implica una scelta. Chi parte in pellegrinaggio non si trova ad essere, ma si fa straniero e di questa condizione si assume le fatiche e i rischi, sia interiori che materiali, in vista di vantaggi spirituali - come incontrare il sacro in un luogo lontano, offrire i rischi e i sacrifici materialmente patiti in cambio di una salvezza o di un perdono metafisici - e perché no anche materiali, grazie alle avventure e occasioni che, strada facendo, non possono mancare.
E' lontana da me la voglia di proporre una discussione religiosa, sono sempre più convinta che questo sia il luogo meno indicato per farlo, mi chiedevo solo se vi capita (o vi sia mai capitato), come ultimamente succede a me, di desiderare un'esperienza simile. Sentire l'esigenza di lasciare per un attimo tutte le altre cose in sospeso, sentire come il bisogno interiore di arricchirsi, di avere voglia di un'esperienza che ti lasci qualcosa dentro. Non un semplice viaggio, ma qualcosa di più, non uno scappare dalle proprie responsabilità, ma un ritrovarsi per poterle affrontare meglio.
L'ultima volta che ho fatto un'esperienza simile avevo 16 anni, mi manca molto.