Stamattina ero sulla moto, poggiata sul cavalletto, a farmi ancora dieci minuti di ozio intanto che il motore si scaldava.
Sento una voce. Non capisco da dove venga.
La risento. E' la vecchietta, mia vicina di casa, alla finestra.
Dico:
- Scusi?
Scendo dalla moto e mi avvicino alla finestra. Con casco, protezioni e tutto. Da fuori dovevo sembrare un astronauta che si avvicina ad ET.
- Una bella costanza ad andare in moto tutte le mattine
- Beh, sė... (babbiona maledetta, mi hai rovintato i 10 minuti di quiete)
- Poi con questo freschino...
- Sė, mi copro bene... (ma fatti i cazzi tuoi, mummia con la dentiera)
- Eh, ma le botte di freddo non si sa mai.
- Ah, certo... (ma brutta gufaccia ladra cadente che non sei altro! tič!)
- E poi con tutti questi matti che vanno in giro in macchina... devi stare attento...
- (Non ci posso credere, stramaledetta mignotta in pensione...) Io sto attentissimo, signora! Soprattutto a quello che fanno gli altri! (Non dirlo... non dirlo, fottuta macedonia di pelle e ossa...)
- Eh ma non si sa mai... quando deve capitare capita!
L'ho guardata come Clint Eastwood guardava Ramon. Mi sono portato platealmente entrambe le mani a coppa a sorreggere la sacca scrotale:
- Mi scusi se mi produco in un antico rituale scaramantico, signora, perō anche lei, alle otto di mattina, non puō farsi i cazzi suoi? (Certo, signora, siamo nelle mani di Dio)...(Devo aver invertito il detto e il pensato)...(Ora che faccio? Risalgo in moto)
Mi ha guardato come aeterna guarda un comunista e ha chiuso la finestra.
Ho fatto tutto il viaggio per venire in ufficio con le chiappe strette, brutta zoccola col toupč.