http://www.lastampa.it/sport/cmsSezi...1185girata.asp
"Al Oerter era già morto una volta. Prima che il cuore lo costringesse a letto, prima dell’ospedale a Fort Meyers, in Florida, prima di ieri, il suo ultimo giorno di vita.
Era morto e risorto sulla pedana del disco dove ha costruito la sua esistenza e dove nel 1964 è andato oltre il rischio. Aveva già vinto due ori olimpici, all’esordio a Melbourne, nel 1956 e a Roma nel 1960, entrambi con lanci da record dei Giochi. Era pronto al terzo, nel 1964, si stava allenando per Tokyo e sei giorni prima della gara, il medico gli ha ordinato di fermarsi. Aveva una costola fuori posto, cartilagini deboli e provate, stava praticamente per sbriciolarsi. Ma lui aveva il primato del mondo tra le mani, il primo uomo ad andare oltre i 60 metri, un gigante che non voleva cedere sul più bello. Ha smesso di prepararsi ed è rimasto fermo fino all’unico tiro che il fisico gli ha concesso. È bastato, terzo oro consecutivo e nessuna paura: «Sono le Olimpiadi, ci si può anche morire». Ed era praticamente successo."
Ma non solo per questo è degno del massimo rispetto...
"Ha lasciato la moglie venticinquenne Cathy e due figli, avuti da un precedente matrimonio, oltre a tre nipoti."
http://it.wikipedia.org/wiki/Al_Oerter