ROMA - Un governo con diciassette ministri e un massimo di 62 persone tra sottosegretari e viceministri. Riduzione dei rimborsi elettorali, snellimento della Presidenza del Consiglio "ridotta" a staff di supporto, blocco degli automatismi negli stipendi dei parlamentari e taglio del 30 per cento degli stipendi dei ministri. E così via per 32 articoli suddivisi in due grandi capitoli, il primo riduce la spesa degli organi istituzionali e dei rimborsi elettorali; il secondo interviene sulla trasparenza delle attività di rappresentanza politica, sindacale e di relazione istituzionale. Il risparmio stimato non è tantissimo - circa 600 milioni di euro - ma è all'incirca un ottavo del costo totale della politica (circa 4 miliardi euro). Soprattutto dietro le norme c'è un'impostazione diversa della cosa pubblica e i partiti tornerebbero ad essere "socialmente utili e non solo privatamente interessati".
Maggioranza ed opposizione insieme per ridurre i costi della politica, il leader dell'Italia dei valori Antonio Di Pietro e il presidente di Alleanza Nazionale Gianfranco Fini, Gianni Alemanno e Antonio Bonfiglio (An) e Silvana Mura (Idv) seduti allo stesso tavolo in una saletta dell'hotel Nazionale in piazza di Montecitorio a spiegare il loro comune disegno di legge. A vederli così potrebbero sembrare le prove generali del dopo crisi di governo. A sentirli parlare, la loro è invece e solo coscienza e responsabilità istituzionale. "Se non facciamo qualcosa di concreto, omogeneo e credibile adesso, il prima possibile, rischiamo di celebrare il funerale della democrazia" dice Fini, e non per andare dietro a un comico (Beppe Grillo, ndr.), "ma perché basta andare in autobus o a fare la spesa per capire che la credibilità della politica non è mai stata così in basso e l'ostilità così in alto". Di Pietro la dice a modo suo: "Siccome stanno spuntando disegni di legge da tutte le parti, ognuno fa la gara a presentare il suo (vedi il battibecco ieri tra palazzo Chigi e Bertinotti ndr) e poi però nessuno decolla veramente, ne facciamo uno tutti insieme, maggioranza ed opposizione, e così vediamo chi ci fa e chi ci marcia". Tradotto: chi fa solo della propaganda e chi invece lo vuole davvero.
Di Pietro e il "coraggio" di Prodi - Si era creata molta attesa per questa iniziativa comune Idv-An. Non che sia la primissima volta - stavano dalla stessa parte della barricata anche per i referendum di modifica della legge elettorale - ma di sicuro oggi fa ancora più effetto con i rumors di crisi e gli occhi puntati proprio sull'agitazione dei centristi, da Di Pietro a Mastella passando per Dini. Di Pietro chiarisce che lui "non farà il cavallo di Troia per l'opposizione" e che finché ci sono i numeri lui è fedele. Certo tra le proposte del disegno di legge c'è la riduzione dei ministri. E allora che fa Di Dietro, si dimette e lascia il suo dicastero per coerenza con la necessità di tagliare i costi? "L'Italia dei valori chiede di ristrutturare, di tagliare 6-7 ministeri e si mette a disposizione. Deve decidere Prodi, se ne ha coraggio. Io avrei già deciso". Per ulteriore chiarezza su chi-sta-con-chi, Fini alla fine saluta così: "Adesso io vado a cercare di far cadere Pro!
di; Di Pietro va a dargli una mano per stare su".
Governo snello, da un minimo di 12 a un massimo di 17 ministri. Il disegno di legge bipartisan è suddiviso in due grandi capitoli. Il primo capitolo entra a gamba tesa sui costi degli organi istituzionali, tutti tagli - è bene ricordare - che possono diventare esecutivi solo se intervengono modifiche di legge. Si comincia dal governo che dovrà avere una squadra di 17 ministri e al massimo 62 componenti (adesso i numeri sono 25 e 103) e si va avanti fino al Consiglio dei ministri, "trasformato in struttura di staff". C'è la riduzione dei rimborsi elettorali ai partiti - all'incirca cento milioni di euro l'anno tra Camera e Senato -; la limitazione degli incarichi dirigenziali "a soggetti estranei alla pubblica amministrazione", il blocco "degli automatismi di aumento degli stipendi" e il taglio del 30 per cento di quelli di ministri, vice e sottosegretari "che non siano parlamentari".
La dieta degli enti locali: nuove Province solo se "finanziate" dai cittadini. Oltre alla riduzione del numero degli assessori e dei consiglieri comunali e provinciali, il ddl prevede il taglio del 15 % delle indennità di funzione dei presidenti dei consigli circoscrizionali, dei sindaci con meno di 30 mila abitanti e dei presidenti delle Province. Vietato il cumulo di incarichi e rimborsi spese solo se documentati. Vietati anche gli incarichi dirigenziali a persone esterne alla pubblica amministrazione. Poiché non si possono sopprimere le Province con legge ordinaria, la proposta è quella di bloccare la nascita di nuove "subordinandone l'istituzione e la gestione al finanziamento dei cittadini residenti".
Abolizione delle Comunità montane e dei consigli di amministrazione. E' la fine di gettoni di presenza, tripli e quadrupli stipendi per gli amministratori e degli enti inutili. Le Comunità montane vengono "soppresse"; i consigli di amministrazione delle società a totale partecipazione pubblica "sostituti con un amministratore unico"; diventano al massimo tre "i consiglieri nelle società a capitale prevalentemente pubblico.
I partiti ai cittadini. Una parte del disegno di legge An-Idv introduce una serie di norme per rendere più trasparenti partiti e sindacati. Non esattamente un risparmio quindi, ma un'operazione per ridurre la distanza tra politica e società. Ad esempio i partiti subiranno un taglio del 50 per cento dei rimborsi elettorali "se non sceglieranno una parte dei candidati con elezioni primarie".