Girato da Robert Zemeckis con la tecnica del "performance capture" (recitazione degli attori in carne e ossa traslata digitalmente in un film di animazione), La Leggenda di Beowulf narra le vicende di un antico regno danese del VI secolo d.C. minacciato da un abominevole mostro, Grendel, che disturbato dai canti delle feste organizzate dal re (Anthony Hopkins) a causa del suo sensibile orecchio, piomba a corte e compie orrende stragi tra i sudditi. Arriverà dai mari in tempesta l'eroe Beowulf (Ray Winstone) a sfidare la spietata creatura per riportare la pace nel regno.
Tra epiche battaglie, minacciose creature mitologiche e draghi sputafuoco, il film dispensa a piene mani tutto il campionario tecnologico e i mirabolanti effetti speciali computerizzati visti in questo ultimo decennio nelle altisonanti produzioni cinematografiche a stelle e strisce. Con una novità: l'esperienza visiva in tridimensionale, grazie a dei particolari occhiali che vengono consegnati agli spettatori, acuisce la tensione adrenalinica procurata delle scene più spettacolari. Si rimane basiti quando il sangue che scorre a fiotti dai corpi straziati da Grendel sembra colarci in faccia o quando "vediamo" la pioggia di frecce scagliate dagli eserciti passare sopra le teste degli spettatori e venirci addosso con un effetto quasi realistico. O quando la tensione si allenta e le quiete atmosfere dei boschi e delle pianure innevate si fanno ancora più suggestive.
Ultima frontiera dei film di animazione, La Leggenda di Beowulf è una pazza corsa in una giostra del futuro che fa sobbalzare e gridare, in un crescendo di suspense e di effetti speciali, che per una volta fanno perdonare la fiacca vitalità dei personaggi e la scontata sceneggiatura che spesso accompagna queste produzioni.
Ma d'altra parte non era questo che si chiedeva al film. Sicuramente da vedere.