Originariamente inviato da Uanne
stavo riflettendo su un atteggiamento molto comune che mi è capitato di riscontrare quando mi trovo in gruppo e le conclusioni a cui sono arrivato mi hanno fatto scendere un brivido lungo la schiena.
Mi riferisco alla fierezza ostentata da taluni nel dichiarare la propria estraneità a ogni forma di esperienza interiore che abbia i tratti della pienezza e dell'autenticità. Non solo. Questi individui, oltre a essere giunti a ricusare le cose interessanti, pretendono di imporre questo loro personale sovvertimento del naturale mettendo alla berlina, sovente sotto forma di sfottò, chi invece si nutre del bello e dell'arte.
Le frasi più ricorrenti sono: "Dopo una dura giornata ho anche voglia di mettere in stand-by il cervello", "A me piace", "E' inutile che ti dai delle arie da intellettuale", etc. Solo il tempo tardivamente sbugiarda l'oggetto del loro basso desiderio. Di esso si perde traccia quando ormai è troppo tardi.
Mi sono accorto che tutto ciò potrebbe portare al disfacimento irrimediabile del pensiero.
Pertanto mi rivolgo a tutti coloro che ancora non intendono dismettere gli abiti del conoscitore a isolare con decisione simili individui. E' in gioco il futuro dell'umanità.
Grazie