o La promessa dell'assassino che dir si voglia è la nuova immersione nella "Violenza" di Cronenberg dopo l'ottimo A history of violence. Là la violenza si infiltrava tra le idilliache mura domestiche per sgretolarne le fondamenta e svelare le bugie dietro le quali il protagonista aveva costruito la sua vita. Qui la violenza è parte delle vite dei protagonisti, delle loro famiglie (in senso lato, visto che il perno della storia è l'affiliazione ad una potente famiglia della mafia russa) si nasce già vittime di un meccanismo perverso dal quale non è possibile liberarsi.
Una ragazzina di strada dà alla luce una bambina e poi muore sul tavolo operatorio, l'ostetrica che l'ha assistita per dare un senso a quella morte e una famiglia alla neonata tenta di far tradurre il diario della ragazza prima al suo riluttante zio, alcolizzato che millanta trascorsi nel kgb, poi al non proprio trasparente proprietario di un ristorante russo citato nelle prime pagine del manoscritto. a toglierla dai guai ci penserà l'ambiguo autista del figlio del mafioso.
Un noir inquietante, crudo e affascinante, che ci immerge sempre di più nella quotidianità della brutalità. Non c'è poesia, non c'è bellezza nell'uccisiose e mutilazione di corpi, solo orrore. Cronenberg non ci risparmia nulla, non c'è pudore per gli occhi di chi guarda in questo mondo parallelo al nostro eppure così distante. Un film bellissimo.