Lo so, è lungo, ma leggetelo lo stesso.
Messaggio di Natale dell’ ing. Adriano Olivetti ai dipendenti dell’ Organizzazione
Amici lavoratori della ICO, della OMO, della Fonderia, dei Cantieri, esattamente sei anni or sono, il 24 dicembre 1949 rivolsi a voi, da questo microfono, un breve messaggio in occasione di quel Natale ed iniziai passando in rassegna gli avvenimenti più salienti di quell’anno.
Mi sia consentito anche oggi a tanta distanza di tempo, iniziare riassumendo quanto è passato nella nostra fabbrica negli anni più recenti.
Verso l’estate del 1952 la fabbrica attraversò una crisi di crescenza e di organizzazione che fu appena visibile a tutti, ma che fu non di meno di una notevole gravità. Fu quando riducemmo gli orari; le macchine si accumulavano nei magazzini di Ivrea e delle Filiali, a decine di migliaia. L’equilibrio tra spese e incassi inclinava pericolosamente: mancavano ogni mese centinaia di milioni. A quel punto c’erano solo due soluzioni: diventare più piccoli, diminuire ancora gli orari, non assumere più nessuno; c’erano cinquecento lavoratori di troppo; taluno incominciava a parlare di licenziamenti. L’altra soluzione era difficile e pericolosa: instaurare immediatamente una politica di espansione più dinamica, più audace. Fu scelta senza esitazione la seconda via.
In Italia, in un solo anno, furono assunti 700 nuovi venditori, fu ribassato il prezzo delle macchine, furono create filiali nuove a Messina, Verona, Brescia, alle quali si aggiunsero più tardi quelle di Vicenza e di Cagliari.
La battaglia, condotta dal dottor Galassi, validamente coadiuvato dai suoi collaboratori, fu vinta d’impeto, e diciotto mesi dopo il pericolo di rimanere senza lavoro era ormai scongiurato; la battaglia era costata molte centinaia di milioni che non potevano essere equilibrati se non da una migliore organizzazione delle fabbriche. La lotta continuò in tutto il fronte dell’esportazione: in Germania, in Belgio, in Inghilterra, negli Stati Uniti; furono create nuove filiali a San Francisco, Chicago. Francoforte. Colonia, Hannover, Dusseldorf lo sforzo fu ovunque intenso.
In questi ultimi anni le nostre Consociate sparse in tutto il mondo si andarono riorganizzando, ampliando, rafforzando e il nome Olivetti è diventato una bandiera che onora il lavoro italiano nel mondo.
Questo riconoscimento ci riempie, è vero, di orgoglio. Se nella quinta strada a New York la Olivetti è il simbolo più significativo di progresso accanto al grande palazzo delle Nazioni Unite, accanto ad altri moderni edifici, se in tutte le parti del Commonwealth britannico, in Canadà come in Australia il nome Olivetti e con esso quello di Ivrea è tenuto in alta considerazione, voi avete il diritto di chiedere e sapere: qual’è il fine? Dove porta tutto ciò? C’è anzitutto una questione prevalente: quelle tredici società alleate, nella storia della nostra ditta sono un fatto, in relazione al loro numero, relativamente recente perchè nel 1947 quando riprendemmo le esportazioni, avevamo in stato di efficienza solo la fabbrica e la società di Spagna. Esse sono ora una forza, che ha aumentato la nostra espansione. Sulle 6000 e più persone che lavorano oggi ad Ivrea più della metà vi lavorano esclusivamente perciò quelle società esistono. Esse hanno tuttavia rappresentato un’esperienza difficile, seria, rischiosa. La loro storia è seminata di croci, di sconfitte, di disastri, di gravissime perdite, alle quali abbiamo faticosamente portato rimedio. Noi abbiamo potuto adottare solo recentemente una politica più esperimentata ora resa possibile dal numero crescente dei nostri prodotti e dalla loro alta qualità.
Se oggi si vendono ogni mese mille Divisumma negli Stati Uniti o mille portatili in Germania o centinaia di Summa 15, di Studio in Inghilterra, gli è che i nostri migliori uomini si affaticarono in viaggi talvolta estenuanti, misero a punto, tra difficoltà che altre società non riuscirono a superare, la nuova macchina organizzativa, senza modelli davanti a noi.
E questa macchina organizzativa è ora quasi a punto, ormai quasi finita. E’ fatta per uno scopo solo: assicurare a questa fabbrica e per chi vi lavora, più sicurezza, più libertà, più benessere.
In tre anni decine di funzionari e di dirigenti sono passati dai quadri italiani ai quadri delle Consociate. Voi leggete in « Notizie Olivetti » una nuda cronaca. Si leggono infatti informazioni di questo tipo: l’ing. Orlando è stato trasferito da Bologna a Glasgow, il dott. Lorenzotti da Roma a Chicago, il dott. Santi da Milano a Francoforte, l’ing. Luna da Padova a Bruxelles, e avrete saputo anche il trasferimento all’estero di molti altri tecnici e operai vostri diretti compagni di lavoro.
Ma non è difficile comprendere come questi movimenti siano simili a quelli di una partita a scacchi nella quale si gioca l’avvenire della nostra fabbrica, dove è in gioco il futuro dei vostri figli. E questi movimenti hanno dato i loro frutti in maggior sicurezza e in maggior lavoro ora soltanto che un complicato ingranaggio organizzativo è stato messo a punto. L’Ufficio Personale Impiegati è stato completamente riorganizzato dal 1953; la Direzione Generale Commerciale ha messo a punto numerosi nuovi dispositivi per aumentare in modo omogeneo la vendita sul mercato italiano; lo Stac è stato quintuplicato; l’Ufficio Pubblicità ha dovuto riorganizzarsi in vista di compiti più vasti, la Direzione di molte Consociate è stata largamente potenziata e affinata; molti giovani sono stati promossi a più alte responsabilità.
Nel campo dell’elettronica, ove soltanto le più grandi fabbriche americane hanno da anni la precedenza, lavoriamo metodicamente da quattro anni e ci siamo dedicati a un campo nuovo. Tra pochi mesi sarà resa nota l’esistenza di una nostra macchina elettronica e presentata qui a Ivrea ai tecnici e alle rappresentanze dei lavoratori: si tratta di una macchina completamente originale, che sotto la guida dell’ing. Dino Olivetti, Michele Canepa e altri ingegneri di Ivrea hanno messo a punto nel nostro laboratorio di ricerche avanzate.
Essa avrà una memoria di 5000 posizioni ed appartiene alla classe di media grandezza. Siamo al promettente principio di più ampi sviluppi. Una nuova sezione di ricerca potrà sorgere nei prossimi anni per sviluppare gli aspetti scientifici dell’elettronica, poiché questa rapidamente condiziona nel bene e nel male l’ansia di progresso della civiltà di oggi.
Noi non potremo essere assenti da questo settore per molti aspetti decisivo. Con ciò tuttavia nessun pericolo incombe sulle nostre produzioni: come l’industria aeronautica non ha fermato lo sviluppo di quella automobilistica, così le calcolatrici elettroniche non sostituiranno, almeno per molto tempo né le addizionatrici, né le calcolatrici meccaniche. Esse si aggiungono soltanto a render possibile l’esistenza efficiente dei grandi organismi e a procurare a tecnici ed operai italiani nuove occasioni di lavoro.
Anche il nostro Centro Meccanografico di Ivrea è dotato di una calcolatrice elettronica; questo Centro per il cosciente lavoro di alcuni vostri colleghi, sotto la guida di Camillo Prelle e di Roberto Olivetti, prende sempre più ampio sviluppo; esso mira appunto a riprendere quel coordinamento finanziario che in una azienda delle nostre dimensioni rischia di andare perduto se alla mente dei direttori non si danno nuovi, potenti, rapidi mezzi di indagine e di controllo.
La società commerciale italo-francese Olivetti Bull per le macchine statistiche, validamente presieduta dall’avv. Arrigo Olivetti, ha ottenuto nei recenti anni in tutta Italia notevoli successi organizzando con alta efficienza delicati servizi delle Pubbliche Amministrazioni e di grandi aziende.
Essa ha servito egregiamente a equilibrare a nostro favore l’intercambio italo-francese, facilitando in tal guisa le nostre esportazioni di oltralpe.
I Cantieri edili, sotto la guida energica dell’ing. Roberto Guiducci e dei suoi valenti collaboratori, tecnici ed operai, stanno compiendo a tempo di record due officine: la moderna OMO a San Bernardo ed una nuova ICO, costruita sulla vecchia OMO, il cui edificio verrà in gran parte rifatto. La prima ha una superficie utile di 10.000 mq., potrà ospitare sino a 700 operai, la seconda ha 20.000 mq. e potrà ospitarne circa 2000.
Si tratta del più grande sforzo costruttivo ed espansivo che la nostra ditta abbia intrapreso, in tutta la sua storia. Esso è frutto di un calcolo ottimista dell’avvenire della nostra economia e della precisa volontà di garantire non solo un migliore e più ordinato assetto al vostro lavoro, ma anche nuove possibilità per chi ancora attende una dignitosa occupazione.
Nessuno deve meravigliarsi quindi che la nostra amministrazione, giustamente prudente, abbia posto dei rigidi limiti a nuovi impegni finanziari fino a che il punto culminante di questo sforzo ingente non sia superato.
Il nuovo Centro Studi che spicca con i suoi mattoni azzurri sullo sfondo verde di Montenavale, opera pregevole dell’arch. Vittoria, ha incominciato a funzionare nell’estate.
Sotto la guida ineguagliata dell’ing. Giuseppe Beccio si studiano nuovi prodotti intesi a mantenere il primato europeo che abbiamo raggiunto nel campo delle macchine per ufficio.
L’équipe di Natale Capellaro ha messo a punto lo scorso anno, la nuova calcolatrice N 6 che sarà messa in vendita con il nome di « Tetractys ». Gli specialisti dell’officina Z hanno amorevolmente finito proprio in questi giorni con la loro abituale scrupolosità, competenza e precisione, i relativi strumenti di produzione.
La nuova macchina andrà quindi in linea assai presto, al ritmo iniziale di tre macchine-ora.
Nella dura. battaglia contro i colossi americani e tedeschi amiamo ricordare come similitudine i metodi e i mezzi delle battaglie navali: corazzate, incrociatori, torpediniere, navi grandi e navi piccole, nessuna da sola potrebbe vincere, tutte insieme fanno un corpo che è difficile abbattere. In questa similitudine la Lettera 22 è la piccola torpediniera che si infiltra dappertutto e le grandi contabili ed elettriche sono le corazzate che per vincere la loro guerra devono essere difese da una cortina di macchine più piccole e più agili.
Il 31 di marzo di quest’anno il nostro dottor Pero firmava a Milano l’acquisto della De Angeli Frua di Agliè; il 15 aprile centinaia di telai erano trasformati in rottami da fonderia. Entravano in azione uomini del nostro reparto impianti tradizionalmente pronti e generosi.
Il 15 settembre dove da anni stagnava la vita, un’officina completa di oltre 600 dipendenti era in piena efficienza. Agliè, Ozegna, Bairo, Rivarolo, Castellamonte, i paesi della Val Chiusella lenivano le loro ferite più gravi.