Le mattine di Capodanno hanno qualcosa di irreale. C’è sempre grande silenzio, quasi nessuno in giro, la gente dorme dopo la lunga nottata, il mondo sembra fermo, l’umanità assente, svanita.
Anche stamattina non fa eccezione. Ho deciso di uscire, nonostante le scarse ore di sonno. La sensazione di irrealtà è forte, deserto, case silenziose, resti di San Silvestro lungo le strade vuote.
La campagna la raggiungo presto, dopo le ultime case sparse del paese. L’asfalto lascia il posto allo sterrato sotto le ruote della bici, mentre imbocco la solita stradella, sempre uguale a se stessa. Per la natura il passaggio dell’anno non ha alcun significato. Il 1° Gennaio è un giorno come un altro. Il profilo bluastro delle montagne si staglia eterno e immutabile nel cielo azzurrissimo. I corvi che si spostano verso la pianura continuano a gracchiare imperterriti. Le grandi querce severe, ancora impennacchiate dalle foglie ruggini, mi guardano con disprezzo dall’alto dei loro tronchi centenari. Un airone bianco passa alto sulla strada, ai lati della quale luccicano al sole i fossi ghiacciati.
Nulla è cambiato da ieri ad oggi per questa natura indifferente alle nostre vite di piccoli uomini, abituati a contare anche i più minuti spiccioli di tempo.
Incrocio un altro ciclista, bardato anche lui per il freddo.
“Ciao, buon anno”
“Ciao, auguri anche a te…”
L’ultima sillaba si perde nell’aria, siamo già distanti…
Corre la bici sul terreno indurito, corre sul tracciato che generazioni lontane hanno percorso con ogni mezzo, in ogni tempo…
Il sole splende nell’aria fredda. Il silenzio adesso è totale, tutto sembra sospeso.
C’è una bellezza immensa, silenziosa ma viva in tutto questo, così forte che la senti dentro, e la fatica non ti pesa.
Buon anno, mondo…