Originariamente inviato da wsim
Tre momenti contemporanei nella vita di alcuni americani si alternano in questo film interpretato e diretto da Robert Redford che si avvale anche di due grossi calibri come Meryl Streep e Tom Cruise: l’intervista tra un giovane senatore repubblicano e un’affermata giornalista; un’azione di guerra sulle montagne dell’Afghanistan; il colloquio chiarificatore tra un professore universitario (lo stesso Redford) ed un suo promettente allievo.
E’ un film in cui Redford parla di politica, di società, di costume dell’America di oggi. Ne parla continuamente attraverso i personaggi del film, visto che la trama si affida soprattutto al dialogo. La parola e la riflessione sono preponderanti, invitano a seguire il film con attenzione, anche se sembra dire poco di nuovo a chi ha seguito gli eventi di questi ultimi anni, dopo l’11 settembre.
Proprio per questo è un film coraggioso, fuori dagli schemi, porta al centro del film la parola, il ragionamento, invita a servirsene e a non fermarsi al preconfezionato che ci viene servito ogni giorno. Proprio per questo gli ottimi interpreti del film, Meryl Streep in testa, scavano nei nostri dubbi, sollevano obiezioni su cui fermarsi a pensare.
Non è difficile capire che dei tre momenti, quello chiave è la conversazione tra il professore e lo studente. Redford affida agli altri due episodi il compito di raccontare il ruolo, i dubbi e le contraddizioni dell’America di oggi, riflessa dalla politica e dai media.
Nella conversazione tra l’uomo maturo e il ragazzo Redford parla soprattutto ai giovani (americani e non), li invita ad impegnarsi, ad usare la testa, a non lasciarsi andare passivamente alle decisioni di una classe dirigente che egli stesso definisce “ormai irrecuperabile”. Affida loro la speranza, ma assieme anche il dovere di cambiare le cose.
E’ un messaggio forte, che lascia il segno nel bel finale.
Globale ***3/4