Ovvero Salomon Sorowitsch, artista della truffa nella Germania nazista, ebreo, arrestato e deportato a Mauthausen, impara ben presto a sopravvivere sfruttando il suo talento artistico per sottrarsi alla fatica del lavoro forzato. Verrà trasferito a Sachsenhausen per collaborare con un gruppo eterogeneo di artisti e professionisti all'Operazione Bernahrd, la più grande operazione di falsificazione di valuta pregiata mai intrapresa con lo scopo rimpinguare le vuote casse delle Germania allo stremo dello sforzo bellico ed indebolire le economie dei paesi avversari.
Un altro film sui campi di concentramento, ma che prescinde dalla logica del "nazista mostro" vs "prigioniero dalle molte risorse". Il dilemma morale qui è un altro. Separati dagli altri internati nel campo in un'oasi di pochi metri quadrati, con piccole comodità che li elevano dal rango di "bestie" a cui erano stati destinati poco prima, isolati nel piacere di un lavoro vero, reale e raffinato che parrebbe restituirli alla dignità del vivere normale, riusciranno quei pochi privilegiati a dimenticare l'orrore che si compie a pochi metri da loro, con famigliari ed amici ancora rinchiusi nei campi e destinati ad un'orrenda e ben chiara fine? riusciranno a portare a termire il loro compito, falsificando sterlina e dollaro, ben sapendo che se riuscissero aiuterebbero i nazisti a sterminare i loro cari e se fallissero perderebbero le loro stesse vite?
Un punto di vista non banale sulla sofferenza e sul riscatto, che riesce a commuovere senza abbandonarsi a facili pietismi e a divertire con leggerezza.