Se siete appassionati dei Clash, ma anche se non lo siete, sappiate che Il futuro non è scritto è una meraviglia. Uscirà in 15 sale italiane il 29 febbraio, poi in dvd, sempre per la Ripley's Film. È da vedere assolutamente. Si divide, idealmente, in tre atti: l'infanzia e adolescenza di Joe, che in realtà si chiamava John Mellor, era figlio di un diplomatico e crebbe in una famiglia britannica molto rigida, portandosi dietro un doppio trauma (la rigida educazione nelle public schools e il suicidio del fratello maggiore) «sublimato» in una gioventù ribelle, da squatter (gli occupanti delle case sfitte, «sport» molto in voga nella Londra degli anni '60 e '70) e da musicista di strada; l'epopea dei Clash, dagli inizi ai trionfi americani; e il dopo-Clash, la famiglia, le figlie, la maturità, il recupero di una solarità hippy che l'aggressività punk rifiutava.
La cosa bella di Il futuro non è scritto è che sembra rimettere in prospettiva tutte le ribellioni giovanili del dopoguerra, dando loro un senso, una continuità, un'inaspettata dolcezza. «Uno degli scopi del film - dice Temple - è trasmettere la vitalità del punk ai giovani di oggi, che magari vivono di più in famiglia ma passano il tempo fra tv e internet, ingozzati di notizie come oche da foie-gras. Voglio sperare che prima o poi riesploderà il conflitto generazionale e si tornerà a raccontare ciò che accade nelle strade. Allora i Clash torneranno ad essere un modello».