Articolo del Corriere.it
Ma se il dibattito riguardo l'opportunità o meno della chirurgia estetica è in sè oramai un poco polveroso, l'eventualità di esporre a dolorose operazioni una bambina di due anni solo perché «diversa» rispetto ai canoni imposti dalla società è molto più scottante.Mi inquieta moltissimo che la madre di questa bambina dica apertamente che è la bimba a dover essere adattata alla società, anche a prezzo di un'operazione dolorosa. Ovvero, piuttosto che cercare di cambiare la società per renderla più tollerante, più aperta, si modifica chirurgicamente l'aspetto esteriore del figlio bambino.Critiche, però, respinte del tutto dai genitori di Georgia Bussey, che sotto i ferri del chirurgo c'è finita a cinque anni. «Viviamo in una società che giudica le persone dalla loro apparenza, e queste sono cose che non cambiano nel giro di una notte», ha detto Kim Bussey, la madre di Georgia. «Così è Georgia a doversi adattare ala società piuttosto che il contrario: chi ci critica spesso parla senza avere dei figli Down».
Svela l'ipocrisia latente in un modo brutale.
Sembra una cosa presa da un racconto di fantascienza, dove la realtà è più estrema che nel nostro presente (tipo Gattaca)... ma invece è proprio vero.
Sono un po' scioccata un po' amareggiata... Il discorso è molto più ampio del singolo caso, credo.
C'è anche questo: fino a che punto ci si può spingere nella convinzione, nel desiderio di proteggere i propri figli? Comprendo la necessità di protezione, ma l'eccesso della stessa è dannoso. E poi, si accetta di far subire loro un'operazione chirurgica per proteggerli, ma non di provare a cambiare invece la società, per lo stesso scopo? Ne ricavo la sensazione che ci sia un profondo pessimismo di fondo nel rapportarsi alla realtà: è il migliore dei mondi possibili, purtroppo, sforzarsi per cambiarlo è inutile, quindi tanto vale adattarsi.
Sono un po' giù stamattina.